Tratto dall’omonimo bestseller di George Crile, “La guerra di Charlie Wilson”, ambientato durante la Guerra Fredda, si dimostra capace nel coniugare una vera e propria storia di potere con il ritmo e la versatilità della commedia.
Charlie Wilson (Tom Hanks) è un abile e carismatico imprenditore del Texas che entrando in politica, viene eletto al Congresso come esponente del partito dei Liberali. Egli rappresenta l’uomo americano che porta in alto i valori della propria bandiera attraverso generosità e intraprendenza, nonostante poi nel privato faccia un pò come gli pare.
Mettendosi in affari con un agente influente della CIA (Seymour Hoffman), Wilson arriva con il suo aiuto a manipolare sia il Congresso che la stessa CIA. In questo modo riesce a far promuovere una serie di operazioni segrete per combattere i sovietici in Afghanistan, assistendo ed addestrando i ribelli nella guerriglia. Si fece così portavoce e sostenitore dell’intervento degli Stati Uniti in aiuto dei ribelli afgani contro l’invasione del paese da parte dell’esercito sovietico.
In questa sua impresa fu aiutato da Joanne Herring (Julia Roberts), sua amica, sua sostenitrice, qualche volte sua amante, una delle donne più ricche e potenti d’America e fortemente anticomunista. Coadiuvato quindi dalla ricchissima Joanne Herring e dall’atipico agente Cia Gust Avrakatos, Charlie riuscirà a creare un’improbabile alleanza fra pakistani, egiziani, arabi israeliani, e afgani, pur di riuscire a vincere la Guerra e cacciare i russi dal territorio nemico.
Charlie Wilson, spinto da buoni propositi, riuscirà nel proprio intento di liberare l’Afghanistan dai sovietici ma ad un certo punto non riuscirà a gestirne le conseguenze.
Il regista (Mike Nichols) non lo fa dire esplicitamente ma tutti sappiamo che poi è con quelle armi e quell’addestramento che l’Afghanistan ha creato problemi agli Americani. Ma ancora la colpa, secondo gli eventi narrati nel film, non è del senatore. Egli, infatti, dopo la liberazione militare dell’Afghanistan dai sovietici quando chiederà nuovi fondi per costruire case, scuole per la popolazione troverà una resistenza che invece non aveva sperimentato quando aveva chiesto l’appoggio militare. Significative a riguardo sono le parole di Charlie Wilson: “Questo è quello che facciamo sempre … arriviamo con i nostri ideali e cambiamo il mondo …. E poi …. e poi c’è ne andiamo sempre …“
Riguardo agli attori, Tom Hanks dimostra ancora una volta la propria versatilità (è infatti bravissimo anche nei panni del deputato), ma la sorpresa èJulia Roberts, che mettendo da parte per una volta le vesti di “ragazza qualunque” è stupenda come diva liberal e raffinata per eccellenza. Grandioso anche Philip Seymour Hoffman, capace con la sua ironia di strappare diversi sorrisi.
Dopo Leoni per Agnelli Hollywood parla ancora di politica ma questa volta in modo non banale, a differenza della pellicola di Robert Redford, qui l’idea di fondo è chiara: gli Stati Uniti, e la storia lo dimostra, sono sempre stati pronti ad aiutare i vari paesi a liberarli dal nemico, vedi anche l’Italia, ma nel momento di ricostruzione si sono sempre tirati indietro compiaciuti del fatto che esistano paesi deboli che saranno loro sempre debitori.
Radio Rebelde.