Trama. Pellicola ad episodi con C.Verdone. Nel primo Leo e famiglia sono in procinto di partire per un raduno boy-scout ma la morte dell’anziana nonna sconvolge i loro piani. Nel secondo un professore universitario d’arte, Callisto Cagnato, si preoccupa dell’esperienza sessuale del proprio figlio e cerca così di fargli conoscere una bella studentessa dell’università. Nell’ultima storia la famiglia Vecchiarutti parte alla volta di Taormina per una breve vacanza in un un hotel di lusso con lo scopo di parlare e stare di più con il proprio figlio. A causa del loro comportamento però non faranno altro che combinare guai.
Recensione. Carlo Verdone torna sul grande schermo dopo 2 anni di lontananza (l’ultima pellicola era Manuale d’amore 2) per riprendere un genere già sperimentato nel passato con successo. Si tratta del film ad episodi, che racconta varie storie che hanno come protagonista il sempre giovane Verdone. Alcuni personaggi che hanno fatto la storia del cinema italiano vengono ripresi e riadattati ai giorni nostri per poter rappresentare ancora una volta i vizi e i difetti degli Italiani. E così Moreno ed Enza Vecchiarutti (Claudia Gerini) sono paragonabili al coatto Ivano e a sua moglie Jessica in Viaggi di Nozze datato 1995 (e il facciamolo strano diventa facciamolo normale), il professor Cagnato ricorda il logorroico e fastidioso Furio di Bianco Rosso e Verdone del 1981 e il dottor Raniero Cotti Borroni di Viaggi di Nozze (in questo caso è il figlio che non sopporta il padre, non la moglie che odia il marito) e Leo lo stesso Leo di Un sacco bello e l’imbranato Mimmo che porta a votare la nonna in Bianco Rosso e Verdone.
Il primo episodio dei 3 è quello più comico e meno critico verso l’Italia di oggi. A Leo infatti capitano una serie di sfortune che toccano il paradosso e sono difficilmente ripetibili nella realtà. Qui ci troviamo di fronte ad un’agenzia di pompe funebri veramente particolare che trasforma una formalità, la sepoltura, in un viaggio infernale ed ad una famiglia con lo stesso tono di voce che rappresenta i buoni valori e la semplicità. Criticati in questo contesto forse la frenesia della nostra società, l’importanza del denaro e del guadagno a dispetto della dignità umana e la troppa burocrazia. A fianco di Leo la moglie Tecla interpreta dalla comica di Zelig Geppi Cucciari.
Il secondo episodio invece è quello che più direttamente attacca la situazione attuale in quanto abbiamo di fronte una sorta di mostro, di D.Jekyll/M.Hyde che si trasforma quando viene notte. Il professore Cagnato infatti appare all’esterno come una persona per bene, buona, di grande moralità e cultura ma in realtà agisce secondo i propri interessi e ha reso la vita del proprio figlio un calvario quotidiano. Critiche non troppo velate al clientelismo, alla nostra classe politica e dirigente, a ciò che sembra ma in realtà non è.
Infine abbiamo la famiglia Vecchiarutti che si reca a Taormina in un luogo opposto al loro stile di vita e al modo di essere/di comportarsi. Moreno, Enza ed il figlio Steven (la moda per i nomi stranieri e strani) inseguono il mito della giovinezza e della bellezza senza età, sono grezzi e poco acculturati, infine riprendono tutto con la cinepresa ed il telefonino. Critiche quindi al qualunquismo, alla volgarità, alla bellezza come valore unico delle propria esistenza, al mondo dello spettacolo (tutto finto) e alla moda di riprendere tutto e tutti con telefonini o altri mezzi senza dimenticare l’insegnamento di non fidarsi delle apparenze.
E’ quindi il ritorno alla comicità che fa anche critica sociale ma si pone la questione se mai il pubblico saprà recepire questi messaggi oppure si accontenterà delle risate. Il film certo fa ridere ma è un riso amaro, che sa di tristezza, mentre Verdone con la consueta bravura imperversa sullo schermo.