Il caso Alitalia.
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Il caso Alitalia.

L’attività di Alitalia comincia il 5 maggio 1947, giorno del volo inaugurale effettuato con un Fiat G.12 Alcione, pilotato da Virginio Reinero sulla tratta Torino – Roma - Catania.

Se vi state già chiedendo quand’è che sono cominciati i problemi per la nostra compagnia di bandiera non dovete andare troppo il là. I problemi iniziano già nel 1947 quando la DC decise di governarla amministrativamente ed economicamente poiché rispondeva al criterio di dare lavoro agli italiani attraverso la politica, il che se qualcuno l’ha praticato in senso “cristiano” la maggior parte l’ha utilizzato per ottenere voti.

Tra raccomandazioni da una parte e dall’altra Alitalia riesce comunque ad imporsi sul mercato nazionale e internazionale ma ovviamente quando si assume più per far dei piaceri che per veri bisogni le prime a risentirne sono le casse.

Agli inizi degli anni 70’ i bilanci di Alitalia erano fortemente negativi e così l’allora amministratore delegato Cesare Romiti fu sostituito da Umberto Nordi che riuscì a riportare le casse in attivo (per la cronaca in quegli anni Romiti passò alla Fiat e non si smentì portando in rosso anche i bilanci della casa automobilistica torinese).

La crisi peggiore iniziò nel 1988, quando un certo Romano Prodi, presidente Iri, licenziò lo stesso Umberto Nordio. Vi starete chiedendo il perché Prodi abbia licenziato colui che aveva rimesso a posto i conti e cioè Nordio. La risposta è semplice, Nordio era apolitico e non dava soldi a nessuno, pensava solamente a fare bene il suo lavoro, povero illuso.

Nel 1996 l’amministratore delegato Domenico Cempella porta avanti un ambizioso piano industriale che fa perno sull’alleanza con la compagnia olandese KLM e l’apertura del nuovo Hub a Malpensa. Dall’accordo con KLM nascono due joint venture per l’area passeggeri e cargo che, nei piani dei manager, dovevano fare da preludio ad una vera e proprio fusione. Nel 2000 la compagnia olandese rompe unilateralmente l’alleanza. L’azione legale promossa da Cempella termina due anni più tardi, quando l’arbitrato internazionale condanna KLM a pagare una penale netta all’Alitalia di 250 milioni di euro.

Nel 2001 si assiste alla crisi dell’Aviazione Civile internazionale sia per gli sconvolgimenti politici di quegli anni sia per la concorrenza agguerrita delle compagnie low cost e Alitalia sembra pagare più delle altre compagnie questa flessione della domanda.

Tutto ciò ci porta ai giorni nostri con la decisione nel 2006 di privatizzare la compagnia, vendendo il 30,1% (poi innalzato al 39,9%) del capitale azionario, facendo così scattare l’obbligatorietà dell’OPA per il nuovo compratore.

L’8 ottobre 2007 il consiglio di amministrazione dell’Alitalia si riunisce e promuove una lista dei 6 migliori candidati a cui cedere la compagnia aerea. La “short list” contiene: Air France-KLM, Lufthansa, Ap Holding (controllante di Air One), Aeroflot, Texas Pacific Group(fondo di private equity) e una NewCo con rappresentante legale Antonio Baldassarre (già amministratore delegato della RAI durante il secondo governo Berlusconi).

Il 27 dicembre 2007 Il Consiglio dei ministri da il via libera alla trattativa in esclusiva con Air France-Klm per la cessione della quota di maggioranza del 49,9% della compagnia aerea e Il 16 marzo 2008, il CdA di Alitalia accetta l’offerta vincolante di Air France-Klm che prevede un’ offerta pubblica di scambio sul 100% delle azioni di Alitalia con una permuta di 160 azioni Alitalia per ogni azione Air France-Klm e un’ offerta pubblica di acquisto sul 100% delle obbligazioni convertibili Alitalia. L’ offerta dipende però dal raggiungimento di un accordo con i sindacati e una soluzione per l’eliminazione per Alitalia del rischio relativo al contenzioso in essere con la SEA, che ha chiesto 1,250 miliardi di euro di risarcimento per il taglio dei voli a Malpensa.

Alitalia manterrà però un ruolo autonomo, identità italiana e proprio marchio, logo e livrea. Si prevedono tra l’ altro esuberi per 1600 unità. Se il ministero dell’Economia aderirà all’offerta, lo stato italiano avrà una quota dell’1,4% nel capitale del gruppo franco-olandese e un consigliere italiano per 6 anni nel CdA di Alitalia. La flotta Alitalia si ridurrà a 149 aerei. Il nuovo gruppo si baserà su 3 hub, Amsterdam, Parigi e Roma.

Il 31 marzo è stato quindi fissato come limite ultimo ma oggi come oggi la trattativa tra Alitalia, Air France e sindacati sembra tutt’altro che avviata infatti ieri è arrivato un no pressoché unanime alle proposte di Air France da parte di Cgil,Cisl, Uil, Ugl e Sdl, ma anche e soprattutto dai piloti dell’Anpac.

Il governo, dal canto suo, ha sollecitato la Sea (che gestisce l’aereoporto di Malpensa) a ritirare il ricorso perché se non lo facesse «non potrà che assumersi le responsabilità conseguenti».

Stiamo assistendo quindi a qualcosa di non nuovo per l’Italia; oggi dobbiamo pagare per gli sbagli del passato ma nessuno è pronto a prendersi le proprie responsabilità e a fare un passo indietro per il bene di tutti. Perché viviamo nel paese del no a questo e del no a quell’altro e nel paese dell’egoismo perché siamo sempre pronti a lamentarci ma quando sì può fare qualcosa per la collettività non siamo mai pronti a rinunciare ad un pezzo del nostro orticello.

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