Nucleare in arrivo?
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Nucleare in arrivo?

Giorni fa il ministro dello Sviluppo economico C.Scajola ha annunciato che l’attuale legislatura porrà la prima pietra per la costruzione entro 5 anni di centrali nucleari di nuova generazione nel nostro territorio. Ma al di là dell’annuncio vi sono numerose questioni da affrontare.

Cosa significa centrali di nuova generazione? Nuova generazione significa in realtà reattori di terza generazione che rispetto ai loro predecessori, di seconda generazione, possiedono migliorie tecnologiche e nel disegno (wikipedia). Insomma niente di rivoluzionario e meraviglioso ma sono uno sviluppo in positivo di quanto c’è già.

E il referendum del 1986? In Italia la storia del nucleare inizia già alla fine degli anni 50. Alcune compagnie private italiane, insieme ad aziende straniere leaders ed in collaborazione con il CNEN (Comitato Nazionale Energia Nucleare), decidono di dare vita ad un programma di produzione di energia elettrica tramite l’atomo. In pochi anni entrano in funzione 3 centrali (Latina 1962, Garigliano 1963, Trino nel 1964) che dotate delle tecnologie più innovative per l’epoca, pongono il nostro paese al terzo posto nel mondo per prospettive di sviluppo e per conoscenza nel campo dell’energia nucleare. In seguito però un avviso di garanzia e conseguente processo colpisce il presidente del CNEN (caso Ippolito, tra l’altro paralizzando l’attività dell’ente) e la produzione di energia elettrica viene nazionalizzata con la creazione dell’ENEL (il quale assorbe le compagnie private prima esistenti), provocando così la fuga delle aziende straniere. I maligni suggeriscono un modo per bloccare l’atomo in Italia e consegnarla al petrolio straniero (e ancora oggi se ne avvertono i risultati). Negli stessi anni (1962), casualità o meno, muore in in incidente aereo Enrico Mattei (incidente? poco dato che è stata dimostrata la presenza di una bomba sul mezzo).

Sul finire degli anni 70 il nucleare torna sulla scena e il CNEN inaugura la nuova centrale di Caorso (entrata in funzione nel 1977) mentre l’ENEL progetta quella di Montealto di Castro. Ma l’arrivo del metano (che ti da una mano a costruire gasdotti ed affari) e del gas, la trasformazione del CNEN in ENEA (Comitato nazionale per la ricerca e lo sviluppo dell’Energia Nucleare e delle Energie Alternative), un’ostilità crescente verso questa fonte di energia e infine il disastro di Chernobyl, pongono una pietra tombale sul nucleare italiano. Il referendum del 1987 se non chiede espressamente di pronunciarsi sulla presenza di centrali nucleari in Italia

(3 quesiti :

  1. Abrogazione dell’intervento statale se il Comune non concede un sito per la costruzione di una centrale nucleare.

  2. Abrogazione dei contributi di compensazione agli enti locali per la presenza sul proprio territorio di centrali nucleari.

  3. Esclusione della possibilità per l’Enel di partecipare alla costruzione di centrali nucleari all’estero)

viene comunque letto come una bocciatura o meno del nucleare. Il si porta alla chiusura degli impianti (quello di Garigliano spento già dal 1982 in quanto ormai superato) mentre quello di Montealto viene deciso che sarà riconvertito ad altri combustibili.

Oggi si torna a parlare di nucleare ma dati i lunghi tempi di costruzione che abbiamo in Italia le centrali saranno pronte solo tra molti anni (se non mai dato che per costruire una discarica occorre l’esercito). Inoltre si tenta (come già accaduto con il petrolio e poi con il gas) di far passare questa fonte di energia come la soluzione per tutti i mali, senza parlare dei problemi e dei costi, senza pensare che puntare solo sul nucleare ci riporta alla situazione di partenza, che per ottenere risultati occorrono anni e che le scorie non si possono far sparire con la bacchetta magica (chissà quali e quante proteste). Occorrerebbe invece puntare più decisamente sulle fonti rinnovabili (che rappresentano il futuro) e in maniera residuale su combustibili fossili e energia atomica. In Europa mentre numerosi paesi hanno deciso di ricorrere a queste fonti e abbandonare il nucleare (come Svezia, Germania, Spagna), altri sembrano intenzionati a potenziarlo (ad es la Francia).

Certo tornare a parlare dell’argomento è una cosa positiva, significa voler rendere l’Italia più indipendente sul piano energetico (dato che le nostre bollette sono tra le più care d’Europa), mentre dire no senza condizioni al nucleare perché pericoloso significa nascondere di essere circondati da più di 60 reattori nucleari e che vi è stato un aumento della sicurezza negli anni (il rischio, da parte sua, rimane comunque presente come dimostra l’incidente in Slovenia). Anche la scelta del 1987 è forse stata troppo avventata e basta sull’emotività del momento (con la conseguenza che adesso paghiamo di più dato che importiamo più combustibili diversi il cui prezzo è instabile).

Il nostro paese infatti importa circa il 12,5% dell’energia che consuma (da Svizzera e Francia principalmente) ma la sua dipendenza dall’estero è dell’85% se si considerano anche i combustibili fossili (petrolio e gas) assenti nel nostro paese in modo rilevante e quindi importati. Solo il 13,5% si ottiene tramite fonti rinnovabili (idroelettrica, geotermica, eolica e fotovoltaica)(il restante 74% è prodotta tramite centrali termoelettriche alimentate a gas naturale, carbone e derivati petroliferi).

L’incidente avvenuto in questi giorni forse metterà in discussione la decisione di ricorrere al nucleare e infiammerà il dibattito già rovente, ma nell’ambito delle politiche energetiche occorre comunque una scelta decisa e coerente, energia atomica o meno, messa poi in pratica nel modo giusto e non quindi la solita situazione all’italiana, fatta di compromessi e decisioni a metà, che poi puntualmente si ripresenta o sfocia nell’emergenza.

Il Gorgonauta.