Trama. A New York la vita scorre normalmente quando a Central Park la gente si sblocca, cammina all’indietro e si suicida. Che succede? Ciò purtroppo è solo l’inizio in quanto la follia auto-distruttiva contagia il resto della città e l’intero nord-est americano. Mentre ci si interroga sulle possibili cause (tra le quali un attacco terroristico o un virus) a Filadelfia il professore di scienze Elliot Moore rimane travolto dagli eventi e dalla fuga indiscriminata dalla popolazione. Con la moglie e un piccolo gruppo di superstiti anche Elliot proverà a sfuggire dalla nuova terribile minaccia.
Recensione. Il regista M. Night Shyamalan ci ha abituati ormai a trame stravaganti e fuori dal comune. Da una ninfa in un piscina (Lady in the Water) a un ragazzo capace di vedere i defunti (Il sesto senso). Ora è il turno di una misteriosa follia suicida che attacca gli esseri umani, all’improvviso e senza un apparente perché. La spiegazione ben presto arriverà e lascerà ancora una volta un pò perplessi mentre Elliot, professore di scienze, cercherà di risolvere il mistero con razionalità e logica. Ma la soluzione sarà suggerita da una coppia di vivaisti.
Alla fine si mostra la possibilità di una natura vendicativa, che si difende dall’uomo, il suo odierno distruttore. E così aleggia sul film una morale (apparentemente biblica, dato il titolo) protesa alla salvaguardia dell’ambiente e del verde (esso va tutelato), che però rimane piuttosto incerta e sfuggente (ossia lambita a tratti) mentre si premia l’aspetto della fuga, del panico e della morte, che invade le strade, le campagne, le città del nord est americano. Non mancano inoltre personaggi stravaganti e un bel catalogo di metodi per suicidarsi. Il finale appare poco chiaro (bacchetta magica e tutto torna alla normalità) ma rispetta il trend hollywoodiano (tutti felici e contenti), senza dimenticare di lasciare una porta aperta a futuri sequel.
Elliot è Mark Wahlberg (vedi Shooter), uomo normale alle prese con l’incredibile, vittime ed eroe, uomo confuso ma guida di un gruppo di sventurati, fatalista ma combattivo. Insomma pieno di limiti, pregi e sfaccettature. Al suo fianco la moglie Alma, alias Zooey Deschanel, terrorizzata e alle prese con i problemi di coppia. E’ questo infatti un altro aspetto della pellicola, ossia il legame tra Alma ed Elliot, fatto di primi piani e segreti da nascondere. Un rapporto che, proprio nel momento più difficile, ritrova consistenza.
Il regista indiano prima sfiora la psicosi terroristica post 11settembre (se succede qualcosa in America, non possono essere altro che gli infidi terroristi) e poi vira su tematiche più attuali tendenti alla catastrofe dove la comunità diventa da protezione a pericolo. L’attenzione è comunque puntata sull’uomo che di fronte alla tragedia combatte da solo e disperatamente la sua personale battaglia per la sopravvivenza, mettendo alla luce tutte le sue emozioni e paure (anche con musiche appropriate). La tensione e l’inquietudine resta per tutta la pellicola e come la follia colpisce all’improvviso senza dimenticare atmosfere da casa dell’incubo e sfumature splatter.
Un film in definitiva diverso ed anticonvenzionale (nel puro stile Shyamalan) dove l’uomo si riscopre impotente di fronte a ciò che lo circonda.
Il Gorgonauta.