Il petrolio non ferma la sua corsa e giunge a 142 dollari al barile (ed ora si aspettano nuovi record). E dato che non siamo nel mondo dei balocchi questa crescita ha le sue conseguenze.
Innanzitutto dal 1 luglio aumenteranno energia elettrica e gas rispettivamente del 4.3% e del 4,7%. E in un periodo dove i consumi diminuiscono e la povertà aumenta, questo non è certo un bel segnale.
In secondo luogo a causa dell’altro prezzo del gasolio per molti giorni i pescatori di tutta Europa hanno incrociato le braccia rischiando di far lievitare il prezzo del pesce nei ristoranti e nei supermercati. Questo ha costretto l’Unione Europea e il governo a prendere contromisure per fronteggiare la gravosa situazione. Quest’ultimo ad esempio ha adottato ammortizzatori sociali (possibilità di ricorrere alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinari) ed agevolazioni fiscali (richiesta al Ministero dell’Economia di adottare l’Iva agevolata anche nel settore della pesca marittima).
Per contrastare l’alto prezzo della verde invece (giunta ormai a più 1,5 euro al litro) è stata proposta la Robin Hood Tax, una tassa sui profitti dei petrolieri per redistribuire la ricchezza. Tuttavia non c’è forse il rischio che quest’ultimi recuperino le perdite a spese dei consumatori alzando il prezzo dei carburanti? Per fortuna si parla anche di bloccare le imposte (IVA e accise) sulla benzina, il vero balzello che rende quella nostrana così costosa rispetto a quella europea.
Il Gorgonauta.