Il piano Paulson e la crisi finanziaria.
Radio Rebelde Radio Rebelde

Il piano Paulson e la crisi finanziaria.

Non so se i libri di storia economica parleranno di Crisi del 2008 e se la giornata di ieri verrà ricordata come il Lunedì Nero, sta di fatto che ieri il Dow Jones ha subito la più forte perdita della sua storia in termini assoluti (777,68 punti).

Il crollo di ieri è stato causato dalla bocciatura da parte della Camera dei deputati americana con 228 voti contrari (95 democratici e 133 repubblicani) contro i 205 favorevoli del cosiddetto “Piano Paulson” ( Henry Paulson è l’attuale ministro del tesoro statunitense ).

Il piano Paulson prevede l’attribuzione al Dipartimento del Tesoro americano  del potere di acquistare strumenti finanziari collegati ai mutui ad alto rischio. Potranno essere spesi fino a 700 miliardi di dollari in modo da liberare le banche americane dal rischio di ulteriori pesanti svalutazioni. Il Congresso avrebbe quindi dovuto accettare che il debito pubblico americano salga da 10’615 a 11’315 miliardi di dollari.

Il perché di un piano del genere è dovuto come saprete alla crisi dei mutui subprime. Quasi tutte le banche americane hanno infatti iscritto nel bilancio tra le attività titoli legati ai mutui subprime. Il problema è che nessuno sa con esattezza il reale valore di quei titoli. Tutto dipende in ultima analisi dalla capacità dei mutuatari americani di pagare le rate dei mutui contratti: se pagano con regolarità non ci sono problemi, altrimenti potrebbero divenire necessarie nuove svalutazioni. Calcolare la probabilità che un mutuatario smetta di pagare quanto dovuto è però quasi impossibile e la crisi in atto dimostra che tale rischio era stato sottovalutato. L’arrivo sul mercato di un ente pubblico che acquisti questi titoli produrrà due effetti: da una parte le banche riusciranno ad ottenere liquidità, dall’altra agli asset che rimarranno in bilancio verrà in pratica attribuito un prezzo di mercato che terrà conto anche dei rischi.

Il perché del no risiede in motivazioni strettamente politiche: coloro che hanno votato contro sono rispettivamente gli esponenti dell’estrema sinistra e dell’estrema destra. I primi perché considerano il piano un pacchetto confezionato dall’Amministrazione repubblicana per salvare Wall Street e i banchieri ingordi che hanno guadagnato miliardi alle spalle della classe media che oggi si trova inguaiata fino al collo, i secondi perché ritengono il piano un modo per portare il Socialismo in America.

E in Europa? La situazione è sicuramente meno grave ma questo non vuol dire che possa dormire sonni tranquilli. I recenti salvataggi della belga Fortis, dell’inglese Bradford & Bingley e della tedesca Hypo Real Estate sono segnali più che evidenti che anche in Europa la crisi è alle porte.

Ora non ci resta che aspettare Giovedì quando verrà eseguita una nuova votazione, tifare per il sì o per il no in questi casi è sbagliato in quanto c’è in gioco la stabilità dell’intera economia mondiale.

Radio Rebelde