WALL•E!
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WALL•E!

Altro giro, altro regalo: a distanza di un anno dalle peripezie culinarie del simpatico topo-chef Rémy, il “dinamic duo” Disney e Pixar ha sfornato un altro piccolo capolavoro: WALL•E!

L’ultimo robot sulla terra Andrew Stanton - regista nonché sceneggiatore del film - durante la stesura dello script deve essersi posto una domanda del tipo: “Cosa succederebbe se ci si dimenticasse acceso l’ultimo robot sulla Terra?”

Il futuro che ci presenta Stanton concretizza le chimere del nostro tempo: l’inquinamento incontrastato ha trasformato la terra in una discarica globale, grattacieli d’immondizia e deserti di rifiuti hanno sostituito città e oceani.

Il governo mondiale, detenuto dalla multinazionale “Buy’N’Large Corporation” - evviva! - decide di costruire una mastodontica stazione spaziale, la Axion, sulla quale l’umanità si trasferirà verso “l’ultima frontiera dello svago” tra lusso e consumismo, in attesa che un esercito di WALL•E (Acronimo di Waste Allocator Load Lifter - Earth class, sollevatore terrestre di carichi di rifiuti) costruito dalla BNL faccia pulizia e ripristini la situazione sul pianeta.

Passano così 700 anni e dell’imponente esercito di spazzini robot, rimane solo un’esemplare: WALL•E, che continua il proprio lavoro indefessamente, comprimendo ed ammassando rifiuti.

Come già accaduto in pellicole come “Corto Circuito” o per i robo-attori della saga di Star Wars, WALL•E non è un semplice robot: con 7 secoli di attività su groppone sviluppa un’** innata curiosità per gli oggetti e gli usi dei suoi creatori**.

Il vasto ed eterogeneo campionario collezionato da WALL•E va da un iPod (dell’onnipresente Apple) ad una VHS di Hello Dolly! - che ispira WALL•E alla ricerca di una “anima gemella” - fino ad arrivare agli Zippo, i cubi di Rubik e le normali lampadine.

Lavoratore indefesso, WALL•E continua a compiere il proprio dovere fino all’inaspettato arrivo sulla terra di una sonda spaziale, l’ipertecnologica EVE (Extraterrestrial Vegetative Evaluator o Esaminatore di Vegetazione Extraterrestre) in cerca di segni di vita vegetale sulla terra.

Da quel momento in poi tutto cambia e WALL•E, travolto dagli eventi,diventerà un novello salvatore dell’umanità. Il RoboCharlot

Unici dialoghi del film sono quelli tra umani ed robot, al contrario le interazioni tra i robot non sono costituite da dialoghi, ma si basano soprattutto su fisicità e qualche bip più o meno espressivo, ad indicare il loro stato emotivo. In un film dominato da impulsi e cigolii, il campione dell’espressivitàè proprio WALL•E: a parte qualche parola stentata, tutta la sua “recitazione” si regge su gesti e suoni espressivi (qualcuno ha detto R2-D2?).

La prima mezz’ora di film è caratterizzata dalla sola comicità/emotività del robottino: come un piccolo Charlot di “Tempi Moderni” sogna un domani migliore guardando il cielo stellato; sarà proprio da lì che arriverà la scintilla (è il caso di dirlo) che accenderà la fiamma della speranza.

In controtendenza con i robot della filmografia classica, integrati nella società umana come “servi” o nemici, in WALL•E gli esserci meccanici costituiscono una società a sé in cui ognuno segue più o meno diligentemente la propria “direttiva”.

La società dei robot risulta così “separata” da quella degli umani a cui rimane legata collateralmente: WALL•E ed EVE non vogliono salvare la razza umana, ma semplicemente capiscono cosa voglia dire “compiere il proprio dovere” e per questo cercano in tutti i modi di portare a termine il loro compito.

Tirando le somme di questo piccolo capolavoro possiamo senz’altro dire che Disney-Pixar potrà aggiungere un altro premio al proprio medagliere; a noi spettatori rimane invece il dolce compito di ridere e commuoverci davanti all’appassionante storia del robottino Wall•E!

Includo in fondo il collage delle “vignette” ed i trailer pubblicitari rilasciati su Internet dalla Pixar: Buona Visione.