Torna il mostro.
I mostri a volte ritornano. Era già finito nella galleria degli orrori ma ora tranquillamente torna a fare la sua comparsa. Stiamo parlando del Ddl Prodi-Levi (ddl C 1269) che vaporizzatosi dopo la caduta del governo Prodi ricompare a novembre 2008 alla commissione Cultura della Camera. Allora ne rise il globo e il mondo della rete si indignò. Ma come se niente fosse (sperando che magari nessuno dica nulla) il Ddl viene riproposto suscitando un indignazione ancora maggiore dato i giudizi ricevuti. E dispiace perché questo significa che chiunque sia al governo l’importante è limitare la rete e la libertà dei cittadini. COMPLIMENTI.
Mentre rimane pressoché identica la definizione di prodotto editoriale (e l’iscrizione al R.O.C. comporterà l’applicazione della disciplina relativa ai reati a mezzo di stampa) l’art 8 nel suo 3 comma sembra escludere i blog dalla nuova legge liberticida.
Esso infatti recita : Sono esclusi dall’obbligo dell’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete _internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un’organizzazione imprenditoriale del lavoro._ Ma ecco che come svela Punto Informatico risiede nelle ultime righe del comma la chiave per inguaiare la maggioranza dei blog (e non ci nascondiamo, pure il nostro Atomo): in pratica chiunque nel proprio sito ha banner pubblicitari ricade nella normativa in quanto fa attività d’impresa, anche se, sempre come dice punto Informatico, manca un pronunciamento dell’Agenzia delle Entrate sul punto.
A mio parere è comunque sconcertante che dati i problemi del paese l’importante sia colpire i blogger, assimilandoli a criminali (mentre questi magari se la cavano tranquillamente). L’informazione forse deve rimanere nelle mani di pochi eletti (e magari al servizio dei potenti) e colui che riporta una notizia (sottolineo RIPORTA) oppure svela vergogne o problemi (che a questo punto non devono essere pronunciati) o critica (è no, non si può criticare) o solamente parla dei fatti suoi, potrebbe finire in carcere.
Svelo, per chi non lo so sapesse, che la critica e quindi la libertà di esprimere il proprio pensiero, rappresenta la base della democrazia mentre quando solo un persona può parlare e tutti gli altri devono solo ascoltare ed obbedire si è in presenza di una DITTATURA. L’Italia rischia di diventare oltretutto un paese del terzo mondo, dato che lì i blogger vengono condannati per aver parlato male del potere.
Perchè la rete non vuole questa legge? Per caso? No perché essa significa più controlli, più burocrazia e più spese quindi riassumendo meno libertà. Tramite questi aspetti (e con i banner purtroppo non si guadagnano milioni cari politici) si vogliono eliminare i blogger che di fronte a questi costi aggiuntivi potrebbero lasciar perdere il loro blog o non aprirne mai uno.
Il mondo della rete dice NO.
Insomma è in gioco la libertà di tutti, la possibilità di vivere in un paese libero dove non ci vengono propugnati solo programmi stupidi per far si che la gente smetta di ragionare. E come già successo in precedenza il mondo della rete, e non solo, si ribella. Mentre Di Pietro, da sempre in prima linea, nel suo blog critica il disegno di legge e offre assistenza legale tramite l’Italia dei Valori a chi verrà perseguito per la sua violazione, nel web cresce l’indignazione e nasce una petizione per fermare l’orrido progetto liberticida (nonchè un gruppo su facebook). Da parte mia suggerisco tramite il proprio legale di sollevare se la legge verrà approvata e nel primo caso concreto l’ILLEGITTIMITA’ COSTITUZIONALE DELLA NORMATIVA, in Italia e IN EUROPA presso i tribunali competenti come la Corte europea dei diritti dell’Uomo.
La giornata di mobilitazione comunque si terrà probabilmente il 29 novembre.
Ci credono fessi ma forse hanno sbagliato i loro conti.
Il Gorgonauta.