In netto ritardo sulla tabella di marcia - mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa - mi accingo a recensire il quarto film nato in casa Stiller: dopo la fashion-commedy Zoolander, l’attore torna dietro (oltre che davanti) alla macchina da presa, accompagnato da quei due mattacchioni di Robert Downey Jr. e Jack Black.
Preparatevi a
T R O P I C T H U N D E R
Nella m da, quella a spruzzi!**
Come in ogni film di guerra che si rispetti, ci ritroviamo nel bel mezzo di una sortita, in questo caso tra vietcong ed americani.
Scene tragiche di uccisioni e sbudellamenti, il solito elicottero-jolly arriva al momento giusto per salvare i “buoni”, quando dalla foresta spunta “Quadrifoglio” Tayback, il sergente Osiris si lancia al suo soccorso e per salvare l’elicottero dall’esplosione di una bomba, Quadrifoglio perde entrambe le mani (?!).
Scena commovente tra i due soldati, Quadrifoglio mutilato ed Osiris rotto dal pianto, ma… Quadrifoglio guarda in camera, sembra perplesso ed ecco che ci si accorge che era tutto finto.
Siamo sul set del film “Tropic Thunder”, interpretato dalla stella (cadente) dei film d’azione “Scorcher”, Tugg Speedman (Ben Stiller), il pluripremiato super-attore Kirk Lazarus (Robert Downey Jr) e il tossicodipendente comico Jeff Portnoy (Jack Black).
Oh, Man!
I tre, che a quanto pare non sembrano passarsela benissimo, vengono ingaggiati per interpretare “il film di guerra più costoso di sempre”, ma le riprese vanno a rilento, gli attori sono poco motivati ed il vituperante produttore Les Grossman (interpretato da un imbruttito Tom Cruise) fa forti pressioni sul regista Damien Cockburn per ultimare le riprese.
Sul set è presente anche il vero Quadrifoglio, quello che ha scritto il libro di memorie alla base del film e consiglia al regista disperato di portare i viziati attori nel bel mezzo della giungla, senza via di fuga, se non quella di interpretare al meglio il loro ruolo.
Peccato che i protagonisti (eccetto Speedman-Stiller) si rendano ben presto conto di cosa voglia dire essere in guerra: la zona scelta da Quadrifoglio - quello vero - si rivela essere il territorio di una feroce banda di narcotrafficanti, pronti a uccidere qualsiasi persona che possa mettere i bastoni tra le ruote alla loro attività illegale.
Nella mia fattoria coltivo piombo!
Questo è - per sommi capi - l’incipit di quella “sboronata” che risponde all’altisonante nome di Tropic Thunder.
Ad essere sincero devo ammettere di essermi avvicinato a questo film un po’ dubbioso, soprattutto a causa dei commenti di amici e conoscenti che lo definivano come “mediocre” o in modo più colorito: “un cagata pazzesca”.
Al contrario ho trovato una spassosa commedia “alla Stiller”, pronta a prendere e prendersi in giro: il sistema di star e starlette di Hollywood è messo alla berlina, imperversato com’è da attori troppo “ignoranti, gasati e scoppiati” come Stiller, Black e Downey fanno intendere.
Ovviamente il tema principale del film - annunciato da Stiller in sede di stesura dello script - è la parodia dei film di guerra sul Vietnam, da Platoon fino a Apocalypse Now, passando da Full Metal Jacket e Hamburger Hill.
Senza ombra di dubbio ottime le interpretazioni per tutti gli attori, comprendendo due “novellini” come Jay Baruchel e Brandon T. Jackson ed un Nick Nolte sopra le righe nel ruolo del vero Quadrifoglio.
La palma d’oro per la migliore interpretazione va consegnata ad un inaspettatissimo Tom Cruise nel ruolo del laido produttore sboccato, pronto a demolire qualsiasi cosa o persona si piazzi tra lui e una montagna di dollari.
Come ho detto quando sono uscito dal cinema: “Era tanto che non ridevo così”, quindi se accettate un consiglio, prendete bibita e pop-corn, mettetevi comodi e gustatevi quel piccolo capolavoro della comicità che è Tropic Thunder.