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> _"__Erano tutti morti, l'ultimo colpo fu come un punto esclamativo a chiusura di tutto quello che era successo._
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> _Allentai la presa sul grilletto... era tutto finito._
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![Max Payne](/uploads/2008/12/max_payne_2001_graphic_novel_01.jpg)
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> _Perché la cosa avesse qualche senso bisogna andare indietro di 3 anni, fino alla notte in cui iniziò il mio tormento..."_
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Max Payne, tradotto “a spanne”,Massimo Dolore, è proprio il dolore ciò che nutre la sete di vendetta di Max, un vero e proprio uragano in una New York di inizio millennio, gelida e solitaria come non mai.
“Ero in un gioco per computer… Per quanto assurdo, era la cosa più orrenda a cui potevo pensare.”
Nel (ormai) lontano 2001, la giovane Remedy Entertainment sviluppa un videogioco che attinge a piene mani dalla sottocultura letteraria e cinematografica dell’hard boiled, fondendo atmosfere cupe e mefistofeliche da graphic novel con l’azione al rallentatore di Matrix, il risultato è uno dei più famosi capolavori videoludici: Max Payne.
Il protagonista è il detective Max Payne, “A man with nothing to lose”, un uomo che non ha nulla da perdere; questo è ciò che spinge Max ad andare contro tutto e tutti, alla ricerca della più amara delle verità e della propria agognata vendetta.
Il risveglio dal suo personale “sogno americano” è stato tremendo: di ritorno dal lavoro Max trova la casa messa a soqquadro, sale le scale e si accorge che è troppo tardi, la moglie e la figlia neonata sono state massacrate da un gruppo di tossici, strafatti di Valchiria, una nuova potentissima droga sintetica che sta corrodendo dall’interno l’intera New York.
Determinato ad ottenere la propria personalissima vendetta, Max decide di entrare a far parte della DEA (Drug Enforcement Administration); a tre anni dal massacro che rovinò la sua vita, lo troviamo impegnato in una missione sotto copertura per risalire la piramide del potere.
I veri problemi per Max iniziano quando l’unico suo amico e contatto alla DEA, Max Balder, viene ucciso da un misterioso assassino durante una missione: ritenuto colpevole dell’omicidio di un agente di polizia e con una - falsa - fedina penale da ergastolano, Payne si ritrova braccato da Mafia e polizia, costretto a farsi strada tra cadaveri, tossici e allucinazioni, in una continua rincorsa verso la verità, fino alle più alte sfere di New York.
“Come riso al matrimonio del diavolo…“
Ma quali sono i punti di forza che hanno permesso a Max Payne di diventare uno dei videogiochi più premiati di sempre?
Due parole: Bullet-time e Trama.
Senza ombra di dubbio l’utilizzo per la prima volta del bullet-time - il tempo rallentato - alla Matrix in un videogioco, permise a Max Payne di farsi strada tra tanti altri titoli analoghi: dando la possibilità al giocatore di rallentare il tempo, si accedeva ad una nuova dimensione, la quarta. Situazioni concitate da “morte sicura”, potevano essere affrontate con più freddezza in tempo rallentato, mentre Max si buttava verso un rifugio per evitare la cascata di proiettili in arrivo.
Altra mossa importante da parte di Remedy fu fornire fin da subito gli strumenti per creare delle modiche al gioco, l’editor integrato con il gioco permise la nascita di un’affezionata community di “modder” (modificatori) che crearono dal nulla incredibili varianti del gioco che estesero longevità del titolo per altri 2-3 anni dall’uscita.
Infine ambientazione e trama decretarono la palma del vincitore al titolo: ad oggi sono veramente pochi i titoli che possono vantare una storia degna di nota, ma Max Payne fa di più, commistione tra film, graphic novel e videogioco, Max Payne è uno dei pochissimi esempi di “film interattivo”. Il sarcasmo nero che contraddistingue Max è degno del miglior libro noir - le citazioni che fungono da sottotitoli a questo articolo ne sono una prova - inoltre il perfetto doppiaggio dell’eccellente Giogio Melazzi da forza e vigore alla personalità del detective solitario. Come ciliegia sulla torta, le musiche: il tema principale, un pianoforte che suona un motivetto melanconico, entra subito in mente, fraseggiato e ridondato in mille salse nel corso di tutto il gioco, diventa il degno compagno di una narrazione incalzante dai contorni sfuocati.
“Lo spettacolo non mi piacque fin dall’inizio… anche se mi avevano dato un posto in prima fila.”
Già all’uscita del videogioco si vociferava sulla produzione di un film che ripercorresse le gesta del detective Payne, ma solo a fine 2007 usci la notizia che la 20th Century Fox - detentrice dei diritti cinematografici - aveva messo in produzione la trasposizione cinematografica con John Moore (Omen, Behind the Enemy Lines) alla regia e Mark Wahlberg (The Departed) nel ruolo di Max Payne.
Attualmente nelle sale cinematografiche, “Max Payne” si propone di ricreare le atmosfere del videogioco, raccontando la triste storia di Max. Wahlberg impersona cosìun Max Payne più arrabbiato e scontroso, segnato dalla perdita delle affettività più care. Tetro e instabile è pronto a qualsiasi cosa pur di scoprire la verità, oscuro cacciatore assetato di vendetta in bilico tra crimine e giustizia.
Se l’immedesimazione era il fulcro del videogioco, nel film richiami neo-noir alla Sin City, narrazioni in terza persona ed azione pura più che attrarre lo spettatore possono disorientarlo, dando un certo senso di discontinuità a tutta la pellicola.
Probabilmente tanto ci si aspettava da questo film che comunque lo si sarebbe fatto si sarebbero trovati dei difetti: comunque sia non si può certo sperare di riportare sul grande schermo le stesse emozioni che può dare giocare in prima persona il videogioco.
Senza infamia ma con qualche lode, Max Payne - il film - risente un po’ troppo della “sindrome da blockbuster” hollywoodiana: produrre una pellicola ad ampio raggio, che soddisfi tutti dai 6 agli 80 anni. Le prove d’attore del cast sono buone, come detto prima il Max Payne di Wahlberg è molto più oscuro e introverso del videogame, anche se potremmo vederla come la reinterpretazione del personaggio da parte sua - o del regista.
Citazione d’onore per locazioni e fotografia: la New York ritratta nel film è quella congelata, inglobata in una sempiterna tempesta di neve, tetra ed opprimente al punto giusto, ben calibrato l’uso di colori e contrasti che contribuiscono a creare il continuo senso di allucinazione presente in buona parte del film.
Prima di lasciarvi…
… una considerazione: Max Payne è una di quelle storie che prendono e non lasciano più, un videogioco che si può definire, senza riserve, un vero capolavoro: per questo motivo vi invito a provarlo o rigiocarlo, lasciandovi scivolare lentamente tra corruzione e redenzione nella New York di Max Payne.