Temperature bollenti e incendi, questa purtroppo l’immagine del sud-est dell’Australia, colpita da un’ondata di calore ormai da alcune settimane. Le fiamme, oramai senza controllo, sostenute dai venti e dal caldo (si sono sfiorati i 50 gradi) si sono propagate in 3 Stati (Victoria, Nuovo Galles del Sud e il territorio di Canberra) distruggendo e radendo al suolo interi villaggi e città e uccidendo più di un centinaio di persone (precisamente 108), senza contare quelle che ancora risultano disperse.
Nel frattempo il governo ha messo in stato di allerta l’esercito (che verrebbe utilizzato al fianco delle migliaia di pompieri e di volontari già impiegati) ed ha stanziato nuovi fondi per combattere l ‘emergenza, i cui danni si calcolano in milioni di dollari. Non solo vite umane perdute ma anche case e cittadine distrutte, animali morti tra le fiamme e migliaia di ettari di bosco inceneriti, scomparsi. Quali le cause di tanta devastazione?
Probabilmente un letale mix di fattori umani e naturali. Avverse condizioni climatiche (siccità, assenza di piogge, caldo e venti sostenuti) e, tanto per cambiare, stupidi piromani. Da molti anni comunque l’Australia si ritrova a secco, con poca acqua, secondo molti una diretta conseguenza del riscaldamento globale.
Fattorie ed agricoltori quindi in grossa difficoltà e costretti a perdere il proprio raccolto o bestiame a causa della mancanza del vitale liquido. Il quale viene magari utilizzato in maniera spropositata per coltivazioni che richiedono molta irrigazione (come riso e zucchero) o sprecato dove si trova in abbondanza. In futuro, invece, se le cose non cambieranno, occorrerà una ragionata e ragionevole sua gestione, con lo scopo di limitare al massimo gli sprechi e di gestire in modo oculato le risorse idriche dell’intera Australia.
Il Gorgonauta.