Sapete, ho già trattato argomenti del genere e non amo tirarla per le lunghe, abbandonarmi ai soliti sentimentalismi inscatolati o alle conclusioni caserecce che i catodici demagoghi con grande munificenza ci propinano.
Scrivo queste poche righe per raccontare (come diceva Guccini) “una piccola storia ignobile”; badate bene, se volete conoscere la storia di Eluana siete capitati sulla pagina sbagliata.
Non cerco e non voglio parlare di cosa sia giusto o sbagliato, di cosa sia la vita e la morte; di questo se ne stanno occupando i servi dello stato e del padreterno, il mio compito in questa sede è un altro: scuotervi, agitarvi, farvi sentire sporchi, costringervi a guardarvi dentro e far uscire la più innocente quanto importante delle domande: “come abbiamo creato la società che ci circonda?”.
Una società ipocrita, miserabile - noi, emeriti bugiardi, mai sazi di spazzatura; fondamentalisti fino al midollo.
Voglio rimestare nel torbido, capire perché abbiamo voluto essere bombardati da questo stupro massmediatico!
Il trambusto, gli schieramenti, le ideologie, la politica, la religione, la paventata etica con cui persone più o meno “giuste” si sono sciacquate le mani.
Tutti a parlare di diritti, di morale, di vita; la vita di chi?
Di una ragazza, nessuno la conosceva, tutti la consideravano loro sorella; di tutti sorella e per questo schiava di tutti.
Vessillo, guidone e mostrina d’appuntare all’improbabile divisa al valore: “Lode all’onor civile; per la vita! (o quel che sia)”.
Tranquilli, questa lagna tormentata presto terminerà; scrivo, penso e l’unico sentimento che provo è il ribrezzo; ribrezzo e disgusto per il trattamento riservato nei confronti di Eluana e suo padre da parte d’informazione, politica e religione - frementi steli per una mandria d’affamati pachidermi.
E dove sono i paladini della vita, quelli di tutti gli schieramenti, quelli che voltano le spalle quando si tratta di centinaia di morti ogni giorno a causa di altrettante guerre, per persone come le altre, torturate, seviziate, morti per stenti e fame, di bambini soldato mutilati, di niños de rua venduti al mercato della carne, degli ultimi, dei perduti, dei senza speranza.
Volete sapere dove sono i nostri cavalieri del bene? Sono a vomitare altre sentenze, a digrignare i denti in una smorfia contratta, ridendo, scherzando, tramando;
Chi sono i loro interlocutori, chi li sostiene, chi è ancora lì davanti, a ubriacarsi della lordura che così sibillinamente sanno propinare?
Noi, platea d’attoniti stoccafissi, gregge informe di letargici caproni.
Il caso di Eluana, anzi, “il caso Englaro” - con cui tutti si sono sciacquati la bocca - è giunto alla sua conclusione, ma immagino, ed è questo quello che mi disgusta più di tutto, che anche dopo la morte la povera Eluana sarà tormentata, strumento e vessillo di questa folle sevizia collettiva.