Quando si dice :- “Piovere sul bagnato”.
Ci eravamo illusi del fatto che peggio di così non poteva andare, ed invece una nuova tempesta si intravede all’orizzonte che non farà altro che aggravare un quadro già di per sè preoccupante.
Se la crisi economica ha messo in mutande i paesi più ricchi (Usa e Europa Occidentale in primis), rischia di disintegrare le economie dei Paesi dell’Est che negli ultimi anni stavano faticosamente riprendendosi rappresentando un importantissimo mercato per i cugini dell’Ovest.
Secondo un recente studio di Credit Suisse, riportato dal Sole 24 Ore, nella classifica dei Paesi a più alta vulnerabilità ben 9 Stati sui primi 14 appartengono all’Est Europa. Bulgaria, Lituania ed Estonia dovrebbero mostrare quest’anno un deficit corrente assai pronunciato. Attestato al 18% del Pil per la Bulgaria; al 15% per la Lituania e al 5% per l’Estonia. Anche Romania e Lettonia vedranno i loro conti dissestati con una stima per il 2009 di un buco delle partite correnti equivalente all’11% per la Romania e del 6% per il paese baltico. Ungheria, Polonia, Ucraina dovrebbero attestarsi su un deficit del 4-5%.
Ma non è solo la condizione dei conti pubblici a preoccupare. Queste economie risentono profondamente del contributo estero alla crescita del prodotto interno. Basti pensare che in media l’area deve agli investimenti oltre frontiera il 50% della ricchezza prodotta con i picchi dell’Ungheria dove il contributo derivante dall’estero conta per il 99% del Pil. E la caduta impressionante delle valute locali ha, secondo gli analisti di Credit Suisse, ulteriormente accresciuto questa dipendenza che sfora ormai quota 134% per l’Ungheria, arriva al 69% per la Romania e al 77% per la Polonia.
Se la crisi dei mercati subprime, ci ha colpiti solo di “rimbalzo” e le conseguenze le abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi, immaginate (o meglio non immaginate) cosa potrà accadere se la crisi di questi paesi si aggraverà.
Ecco infatti le società europee più esposte al mercato dell’Est Europa.
A partire dalle Telecom con il drappello di Telekom Austria; Telenor; TeliaSonera fino a Deutsche e France Telecom rispettivamente con il 25% dei ricavi e il 17%. Tra le banche spicca Allied Irish (35% dei ricavi fatti nell’Est Europa) l ‘Unicredit con il 32% del giro d’affari che proviene dall’area seguita da Dexia (14%); Seb e IntesaSanpaolo (12%). Nutrita la pattuglia dei titoli automobilistici con Renault al primo posto: fattura il 20% dei suoi ricavi nell’Est del Continente. Volkswagen, Peugeot e Fiat seguono con cifre intorno al 10%.
La gravità della situazione è testimoniata dal vertice straordinario che ieri si è svolto a Bruxelles a cui hanno partecipato i Capi di Stato dell’Ue; in particolare si è discusso se aiutare i Paesi dell’Est in blocco o se vagliare aiuti caso per caso.
Come al solito le posizioni dei paesi membri dell’UE sono molto distanti e un piano di aiuti a questi paesi è stato rinviato, speriamo che non sarà troppo tardi come al solito.