2030. Metà della popolazione mondiale (più di 4 miliardi di individui), secondo un rapporto ONU, sarà al di sotto del fabbisogno giornaliero minimo di acqua. 2009. Più di un miliardo di persone ha difficoltà ad accedere all’acqua potabile. Ma per il World Water Forum, giunto alla sua 5° edizione, questa preziosa risorsa non è un diritto bensì solo un “bisogno fondamentale” dell’uomo.
E non è finita qui. Nel documento finale non si parla di diritto all’acceso all’acqua, bensì di generici impegni per meglio gestire il prezioso liquido e per favorire l’accesso ai servizi igienico-sanitari. E poi lotta all’inquinamento delle falde del sottosuolo e dei corsi d’acqua. Meglio di niente certo ma per molti si poteva fare di più o comunque si poteva affrontare l’argomento con più decisione e con delle scelte più coraggiose.
D’altronde, si afferma con sarcasmo, il World Water Forum non è che un organismo gestito da multinazionali e poteri forti (è accusato di essere organizzato dal Consiglio Mondiale dell’Acqua, quest’ultimo legato alla Banca Mondiale, a multinazionali e a governi). Quindi nessuna critica alle privatizzazioni dell’acqua, ben venga invece alla costruzioni di dighe e al biocarburante (ma la produzione di biodiesel ad esempio richiede un grande dispendio idrico).
Questo ha portato a manifestazioni di protesta(e ad alcuni arresti) e alla creazione di un Forum alternativo. Visto che molti continuano a considerare l’acqua un diritto inalienabile e fondamentale dell’individuo(H2O = vita, giusto?), una risorsa non controllata e gestita da pochi ma a disposizione di tutti in qualsiasi luogo del pianeta Terra ed infine utilizzata con attenzione ed intelligenza.