L’archetipo del “colpo di genio”
Benché tutti pensino che le care vecchie (pluricentenarie!) lampadine ad incandescenza siano state inventate dalla geniale nonché prolifica mente di Thomas Alva Edison - Alva per gli amici; in realtà furono concepite (nonché realizzate) per la prima volta dal misconosciuto orologiaio tedesco Heinrich Goebel nell’ormai lontanissssimo (con 4 esse) 1854.
Al contrario il merito - non da poco - di Alva è stato quello di costruirne un modello più durevole (tramite l’ormai strafamosissimo filamento di carbonio nel bulbo a vuoto) appena vent’anni dopo, dando vita, insieme alla diffusione dell’elettricità, al mercato dell’illuminazione elettrica.
Per altri 50 anni non ci furono particolari innovazioni e, benché Alva si fosse impegnato al massimo per estendere la durata della portentosa invenzione, l a resistenza del dispositivo rimaneva un problema tutt’altro che indifferente, con buona pace delle migliaia di filamenti di carbonio sacrificati per la causa.
A porre rimedio al fattaccio ci pensò un altro americano, un certo Coolidge che all’inizio del secolo scorso sostituì il flebile filetto di carbonio con un possente filamento di tungsteno (lo stesso che tutt’ora viene impiegato nelle lampadine).
Storia della lampadina ad incandescenza a parte, focalizziamo sul principio che permette al brillante oggettino di rifulgere nel buio più oscuro: passando attraverso il filamento la corrente elettrica risente di una resistenza, aumenta la temperatura del filamento e genera una radiazione luminosa, meglio conosciuta come “luce”. Ovviamente questo processo non è “a gratis”, ma richiede un bel po’ (in relazione alla “quantità” di luce erogata) di energia elettrica per funzionare.
La luce fredda
Solamente in epoca recente (1926, giorno più, giorno meno) venne inventato un nuovo tipo di lampadina che, tramite raffinamenti successivi, ha portato la nascita delle lampadine a fluorescenza che, sfruttando ben altro principio fisico, permettono di generare la stessa quantità di luce delle normali lampadine ad incandescenza, richiedendo una costo energetico minore rispetto alle vetuste cugine.
Per questo motivo e per l’incalzante penuria energetica degli ultimi anni, le lampadine a fluorescenza (dette anche a risparmio energetico) stanno lentamente sostituendo le vecchie ed antieconomiche lampade ad incandescenza.
Ma saranno veramente risparmiose queste lampadine o è tutta una mossa commerciale sull’onda della moda ecologico-catastrofica di quest’ultimo biennio?
Stando alle proposte dell’Unione Europea dovremmo dire definitivamente addio ai cari lumini a bulbo entro e non oltre il settembre del 2012 (lo stesso anno dello switch-off analogico e della fine del mondo!), data in cui saranno messe al bando da ogni scaffale di negozio e supermercato.
Dando un’occhiata ai conti fatti dalla UE, il risparmio prodotto dalla sostituzione si dovrebbe aggirare intorno ai 50€ annui per ogni famiglia sulla bolletta elettrica (1cent oggi, 1cent domani e si fa un milione…) oltre ad un abbassamento dei consumi totali di diossido di carbonio pari a 15 milioni di tonnellate.
Vedremo se il gioco varrà la candela (o meglio la lampadina) o se le lampadine a risparmio energetico saranno solo un’altra moda passeggera, intanto si dibatte ancora sul reale risparmio generato di queste lampadine e soprattutto sulla eco-sostenibilità del cambiamento, dato che i succitati lumini contengono una piccola quantità di mercurio che comunque fa nascere incognite riguardo il loro smaltimento.