Stati Uniti e Cuba, prove di dialogo per Barack Obama.
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Stati Uniti e Cuba, prove di dialogo per Barack Obama.

Porte aperte a Cuba, o meglio, ai cubani. Questo il nuovo messaggio che arriva all’isola da Washington, in particolare da Barack Obama. Meno restrizioni su viaggi e sui trasferimenti di denaro, con la possibilità di inviare più oggetti agli abitanti dell’isola caraibica (ma non doni a importanti  funzionari del governo e del Partito Comunista). E in futuro, forse, la fine dell’embargo commerciale (in vigore dal 1962), voli regolari, telefonate dirette e il ripristino di relazioni diplomatiche.

Se quindi in passato si poteva raggiungere l’isola solo una volta ogni 3 anni per un periodo massimo di 2 settimane, ora i cittadini americani per visitare i loro familiari possono andare a Cuba una volta ogni 365 giorni e rimanerci in quell’occasione a propria discrezione. Inoltre vengono diminuite e ammorbidite le restrizioni sulle esportazioni di medicinali e beni alimentari, eccezion fatta per quelle agricole per le quali permane il divieto.

Questo è stato il passo dell’amministrazione americana e dal presidente USA alla vigilia del vertice delle Americhe nel quale lo stesso Barack Obama ha stretto la mano a Hugo Chavez, il presidente venezuelano da sempre in cattivi rapporti e critico verso gli Stati Uniti. Dialogo e collaborazione quindi sembrano i nuovi criteri alla base delle future relazioni con i governi e le nazioni dell’America Latina, le quali ora chiedono, a gran voce, la fine dell’embargo.

L’apertura, se ha diviso gli esuli cubani, ha invece raccolto segnali favorevoli da Raul Castro, affettatosi a dichiarare la sua disponibilità a parlare a ruota libera di qualsia materia (diritti umani compresi) con il governo nordamericano. E così dopo i primi colloqui ad inizio aprile lunedì prossimo il vicesegretario di stato americano Thomas Shannon incontrerà a Washington il rappresentante del governo cubano negli Stati Uniti, Jorge Bolanos, per discutere tra l’altro delle nuove misure adottate.

Quale il motivo di tale cambiamento di rotta? Probabilmente la presa di coscienza del fallimento dell’embargo e della sua politica che in più di 40 non ha ottenuto la detronizzazione di Fidel Castro prima, del fratello Raul poi. Se poi la Guerra Fredda è finita quale il senso di mantenere “sottovuoto” l’isola caraibica?

Isolare dal resto del mondo una dittatura o presunta tale non aiuta certo coloro che la subiscono ad uscirne (anzi permette ai dittatore di avere maggior mano libera) e rende difficile esportare fuori dai confini nazionali il dissenso. La nuova via intrapresa da Obama sembra quindi essere quella giusta, con gli obiettivi di aiutare il popolo cubano e dargli gli strumenti per esprimersi in libertà tramite anche maggiori opportunità economiche e migliori condizioni di vita.

Qualora Obama dimostri coraggio e segua la linea tracciata nei giorni scorsi Raul & Company non potranno più utilizzare l’arma propagandistica dell’orco americano dispensatore di morte e povertà e loro stessi saranno costretti a dare segnali concreti e reali per dimostrare di aver intrapreso, una volta per tutte e senza inganni, la via della democrazia e della libertà.