Si è svolta oggi a Roma la manifestazione per la libertà di stampa a cui hanno partecipato secondo le prime stime almeno 300.000 persone. E se altre 450.000 hanno firmato sul web un appello per la sua salvaguardia, qualcosa di vero, in fondo, in questa iniziativa dovrebbe esserci.
Il tutto dopo le querele del premier Silvio Berlusconi a quotidiani come Repubblica e L’Unità; gli inviti a non sostenere economicamente la stampa “eversiva”; le critiche della stampa internazionale e degli organi comunitari; i nuovi disegni di legge che minano la libertà d’espressione in rete (cercate su google DDl Pecorella Costa) e vogliono modificare la carta costituzionale e il suo articolo 21 (il quale dovrebbe così recitare “Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume..o lesive della dignità della persona o del diritto alla riservatezza”).
La libertà di stampa e quindi d’espressione è in pericolo in Italia? Indipendentemente dalla risposta, se un quotidiano pone delle domande al Presidente del Consiglio dei Ministri e per tutta risposta riceve una querela, qualcosa forse proprio non va.
Tra i ruoli del giornalista e dell’informazione non vi è forse anche quello di porre domande, interrogativi e sollevare quesiti? E in una REALE democrazia non trova posto il diritto di critica e di cronaca?
E’ forse esagerato parlare di un pericolo del ritorno del fascismo ma in qualsiasi democrazia che si rispetti il potere e i politicanti non possono e non sono immuni dall’opinione pubblica. L’informazione è di tutti, non solo di un partito politico o di un’ideologia, e non è asservita, se realmente libera, a nessuno capo di palazzo. Neanche si può distinguere tra informazione buona e cattiva, tra gradita e non gradita al potere politico e quindi meritevole o meno di essere divulgata.
La stampa forse non sarà realmente in pericolo ma oggi è stato dimostrato ed occorrerà ricordalo sempre che nessuno potrà mai asservirla ai propri scopi e al proprio potere.
Qualsiasi giornalista e cittadino infatti ha diritto di esprimersi liberamente e tramite qualsiasi mezzo, anche digitale o informatico, piaccia o meno al governo cosa questo ha da dire.