Non cessa la violenza in Iran. Dopo gli scontri di piazza e i morti dei giorni scorsi la tensione nel paese asiatico non sembra diminuire. Secondo le ultime notizie 2 dissidenti dell’apposizione, Mir Hossein Mussavi e Mahdi Karroubi, hanno lasciato la capitale Teheran per recarsi in una città del Nord, allontanati dalle stesse autorità governative per proteggerli dal popolo che ne chiede la punizione. Le rispettive famiglie dei 2 leader tuttavia hanno smentito la notizia del trasferimento.
Mentre sono attese e si svolgono numerose manifestazioni a sostegno del governo iraniano in tutto il paese, si preannuncia il pugno di ferro per gli oppositori del regime al potere : nessuna clemenza e pietà per quanti parteciperanno ad altri cortei non autorizzati.
Le violenze dei giorni scorsi hanno scatenato le proteste e le perplessità della comunità internazionale, dagli Stati Uniti all’Onu, scioccata dalle crude immagini provenienti dal paese asiatico e dalla dura repressione dei manifestanti posta in essere dalle forze filo governative.
Negli scontri dei giorni scorsi è rimasto ucciso anche il nipote del leader dell’opposizione Mir Hossein Mussavi e i suoi funerali secondo alcune indiscrezioni si sono svolti in gran segreto e sotto strette condizioni di sicurezza proprio per evitare nuove sommosse popolari.
Ma cosa sta succedendo in Iran? Data l’entità e la persistenza delle manifestazioni popolari è indubbio che parte del popolo iraniano chieda di poter godere di maggiori libertà e diritti nonché un diverso presidente a capo del paese, complici le elezioni presidenziali dello scorso 12 giugno viziate secondo l’opposizione iraniana da consistenti brogli elettorali.
Il regime da parte sua aumenta repressioni, minacce e violazioni dei più elementari diritti umani come arresti indiscriminati o misteriose sparizioni di personaggi “scomodi”. Misure tipiche di chi, vistosi con le spalle al mure, non sa altro che ricorrere alla repressione e alla violenza, sempre più pesante e invasiva, per conservare il proprio traballante potere.
Arrivando a uccidere il proprio stesso popolo.