A 8 mesi dal sisma l’Aquila appare per molti versi una città fantasma. Si costruiscono le new town per i terremotati ma il destino dei centri storici colpiti dal terremoto rimane sospeso. Anche le numerose opere d’arte e monumenti non se la passano bene : molte delle promesse fatte al G8 dai vari capi di stato non sono poi state rispettate e così solo agli edifici più importanti e rappresentativi è stata rivolta la dovuta attenzione.
E così il tessuto urbano, economico e sociale del capoluogo abruzzese e il suo centro storico sembrano destinato a sparire, sostituite da nuove città. E quello che doveva essere provvisorio diventa definitivo. I vicoli, le strade e le stradine del centro storico rimangono deserti, destinati a risorgere solo grazie alla volontà e all’impegno dei cittadini aquilani.
Passata l’emergenza, trovato un degno domicilio a chi ha perso tutto o molto, appare ora di ricostruire l’Aquila e i suoi centri limitrofi, salvandone peculiarità e caratteristiche, senza stravolgerle. Ridare slancio all ‘università, alle piccole e medie aziende. Non solo sgravi fiscali per bollette e mutui ma anche per il comparto universitario ed economico favorendo il ritorno degli studenti nel capoluogo abruzzese e la ripresa delle attività economiche.
Avere una tetto sopra la propria testa rimane fondamentale ma se si vuol far rinascere l’Aquila occorre molto di più. Come accaduto in Friuli una ricostruzione capillare ed un esteso sostegno delle istituzioni e dello stato ai terremotati potrà far rinascere il capoluogo abruzzese e la sua economia. Mentre non lo potranno fare certamente soldi a pioggia destinati a generici impegni e progetti con il rischio di costringere l’aquilano ad improvvisare un nuovo lavoro e una nuova vita, magari lontano dalla sua città natale.