In un futuro non troppo lontano (siamo nel 2054) gli uomini si sono fatti sostituire da “surrogati” nella loro vita quotidiana. Si tratta di robot, umanoidi artificiali che possono essere controllati a distanza dal loro proprietario, il quale così può assumere nella vita quotidiana l’aspetto che meglio preferisce (essere giovane oppure una donna piuttosto che un uomo e viceversa). Allo nuovo stile di vista si oppone un gruppo di umani che ha costruito su tutto il territorio americano riserve off limits per i surrogati.
Ne risulta così un mondo diviso ma sopratutto freddo e basato sull’apparenza, dove non sai mai con chi stai realmente parlando o chi hai di fronte e dove i contatti umani sono ormai del tutto assenti, sostituiti da scariche elettriche. Ma la distruzione di alcuni surrogati e la morte dei loro legittimi proprietari darà il via ad una serie dagli effetti potenzialmente devastanti.
Protagonista della pellicola e dalla vicenda l’agente dell’FBI Tom Greer (Bruce Willis), chiamato ad investigare proprio sulla misteriosa distruzione di alcuni surrogati. Tom proviene da un passato tormentato e da una famiglia distrutta, con il proprio figlio morto in un incidente e la moglie rinchiusa nella propria camera, di cui ormai vede solo la replica migliorata. Sarà proprio lui a dover risolvere l’intricata vicenda che si cela dietro ai misteriosi omicidi.
L’indistruttibile Bruce Willis come di consueto le prende a destra e manca ma questa pellicola non è destinata a lasciare il segno. Nonostante le ampie possibilità offerte dalle tematiche affrontate il film da una una parte non spinge sull’azione e sulla spettacolarità e dall’altra non indaga troppo sul passato dei protagonisti lasciando i loro drammi e segreti sullo sfondo. Ne risulta un coinvolgimento a tratti e tiepido dello spettatore che si che si trova di fronte a cose più che altro già viste.
Grande protagonista della pellicola la tecnologia che ha portato tanti vantaggi agli essere umani diminuendo criminalità e reati ma che li ha anche resi suoi prigionieri, trasformandoli in creature insensibili e vuote. Meglio, allora, vivere in prima persona.