Metri cubi di oli combustibili fuoriusciti da cisterne della raffineria Lombarda Petroli hanno invaso il fiume Lambro e poi il Po. Le barriere destinate a contenere i mortali ed inquinanti liquidi sono riuscite a fermarne gran parte e solo tra i 125 e i 250 mila litri (su almeno 10 milioni) hanno raggiunto il primo corso d’acqua italiano.
La fuoriuscitaè avvenuta nella notte tra lunedì e martedì e molto probabilmente si è trattato di un atto doloso, intenzionale. La marea nera si è riversata sul fiume Lambro e con una lunghezza di almeno 50 km e con uno spessore tra i 10 e i 15 cm ha percorso silenziosamente il fume lombardo per poi giungere al Po nei pressi di Piacenza e lambire anche la provincia di Parma. Gli sbarramenti predisposti, da ultimo quello presso l’isola Serafini, hanno evitato il peggio.
Per il fiume Lambro però, già devastato per anni da scarichi (illegali e non) industriali e fognari, potrebbe essere la fine. Tra danni e richiesta di stato di calamità naturale, per rimettere le cose a posto servirà un importante e delicato lavoro di bonifica.
La fuoriuscita comunque non è stata casuale (si parla di un atto di sabotaggio) e ora si indaga per scoprirne gli autori e il perchè di un tale gesto.
L’allarme è stato dato solo 5 ore dopo il disastro, precisamente alle 8.30. Il gasolio, nel frattempo, fuoriusciva dalle cisterne dalle 3.30 ed ora si indaga per scoprire il motivo di tale ritardo. Un allerta tempestiva avrebbe contenuto i danni e migliorato in generale la situazione, ma così non è stato.
Sull’area della raffineria convergono molti interessi : parte dell’area è oggetto di un progetto destinato a sostituire l’area industriale con piste ciclabile, appartamenti e negozi, in pratica con una piccola città eco sostenibile. Chi ha svuotato le cisterne sapeva come farlo ed almeno 3 persone devono aver compiuto il nefasto gesto. D’altronde tra tubi, valvole e comandi non è certo facile orientarsi.