219 si. 212 no.
Così la Camera dei rappresentanti ha approvato a mezzanotte (ora di Washington) la riforma sanitaria fortemente voluta dal presidente USA Barack Obama. Una volta che sarà stata approvata anche dal Senato la riforma estenderà l’assistenza medica sanitaria a 32 milioni di americani, sprovvisti fino ad oggi di copertura e soccorso.
Cosa cambia.
Oltre a rendere più accessibile una copertura assicurativa al 94% dei cittadini non anziani la riforma obbliga i singoli a dotarsi di una copertura sanitaria individuale, pena una multa, in denaro o rapportata al proprio reddito.
Inoltre si amplia il servizio per i cittadini indigenti e si richiede alle aziende con 50 o più impiegati di contribuire alla spesa sanitaria, ma sole se questa sia stata posta a carico dei contribuenti. Sul piano dell ‘aborto la copertura assicurativa potrà arrivare anche ad includere l’interruzione della gravidanza ma solo sotto forma di un servizio a parte per il quale si paga separatamente.
La riforma comporterà infine una spesa di 940 miliardi di dollari per i prossimi 10 anni.
Le compagnie assicurative.
Queste non potranno rifiutarsi di stipulare polizze a bambini o adulti con malattie congenite ne potranno revocarle ai già assicurati, qualora sorga una malattia. Proibiti anche i tetti massimi di spesa (oltre ai quali veniva rifiutato il rimborso).
I genitori inoltre potranno mantenere nella copertura della propria assicurazione sanitaria i figli fino al compimento del 26esimo anno di età.
La vittoria di Obama.
La riforma sanitaria era un punto centrale della campagna elettorale e del mandato presidenziale di Barack Obama, Non raggiungerla sarebbe stato in primo luogo un sconfitta personale, oltre che politica.
Per ottenerla Obama non ha avuto vita facile, soprattutto per l’opposizione dei repubblicani, che hanno votato in modo compatto contro la proposta di riforma. Dimostrando ancora una volta che, in questa materia, il presidente americano non può contare su larghe intese.
L’approvazione della riforma è stata condizionata dall’appoggio di un gruppo di deputati anti abortisti, prima contrari poi convinti personalmente da Barack Obama in cambio di un decreto che ribadisce il bando all’utilizzo di fondi pubblici per l’interruzione volontaria di gravidanza.
Obama, finalmente Yes I Can?