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Morte in diretta, connessioni neurali e avatar umani: in fondo è solo un gioco.

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Quali, o meglio, cosa saranno i videogiochi tra una trentina d’anni? Realtà virtuale? Realtà Aumentata?

Chissà se sono state queste le domande che hanno fatto scaturire la sceneggiatura di “Gamer” dalle menti di due autori come Neveldine e Taylor, già genitori del dittico superadrenalinico Crank.

A distanza di trent’anni nel futuro lo schizofrenico magnate dei videogiochi Ken Castle – interpretato da Michael C. Hall, famoso per la serie Dexter – inventa due giochi basati sulla stessa tecnologia: il NANEX, un connubio di nano-macchine e cervello umano che permettono ad un operatore – il giocatore – di comandare un avatar umano sentendo, vedendo e udendo tutto quello che gli succede intorno.

Questi due giochi sono Society – una versione decuplicata di Second Life, se vogliamo fare paragoni – che permette ai giocatori di comandare movimenti e parole di un attore che interagisce con altri in un mondo virtualmente reale e Slayers, uno sparatutto in terza persona che mette il giocatore al comando di un detenuto del braccio della morte, armato di tutto punto, in una sfida gli uni contro gli altri per guadagnarsi la libertà.

In questo contesto emerge Kable – interpretato dal prezzemolino Gerard Butler –, vincitore di 27 match consecutivi e comandato dal diciassettenne Simon. Il detenuto ha accumulato un certo seguito di fan che non vedono l’ora di ammirare il loro eroe vincere il suo ultimo scontro – il trentesimo – e conquistare l’agognata libertà.

Purtroppo Kable e Simon devono fare i conti con la megalomania di Castle, la guerra intestina per la libertà portata avanti dalla cellula ribelle Humanz ed un complotto che porterà al forse-troppo-prevedibile-ma-alla-fine-ci-sta finale.

Ben giocato, Kable!

Certo non si può dire che Gamer abbia una trama particolarmente innovativa, molte volte mi sono trovato a rapportarlo 1:1 al recente “Il mondo dei replicanti” con Bruce Willis, così se Society ricorda un mix tra Second Life e Matrix, Slayers non può fare a meno di richiamare alla memoria film come Death Race  – intepretato dallo stesso Jason Statham, protagonista dei due Crank già citati a inizio articolo – e simili.

Questo però non inficia particolarmente un film che fa del montaggio serrato la propria linfa vitale. L’avventura di Kable terrà incollati gli spettatori per gli – soli?! – 80 adrenalinici minuti di proiezione, intervallati da parentesi su una società simil-odierna popolata da biechi esseri umani impegnati più che mai nello stordire i propri sensi, per non rendersi conto di quello che accade loro intorno.

La satira della società attuale – benché appena abbozzata – rimane un costante sottofondo del film, che gode di una fotografia efficace nel marcare la irrealtà del mondo fantastico di Society, ultra-colorato ed iperrealistico, e la macabra crudeltà di Slayers caratterizzato da colori freddi e luci forti.

Come al solito il bravo Butler fa la sua porchissima figura nel ruolo del duro ma puro, ottimamente contrastato dallo smilzo antagonista Castle/Dexter, che regala al pubblico una surreale quanto megalomanica interpretazione di “I’ve got you under my skin” di Sinatra.