TV 3D, la televisione in tre dimensioni sbarca nei nostri salotti - Parte I
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TV 3D, la televisione in tre dimensioni sbarca nei nostri salotti - Parte I

Benché il mercato dei contenuti fatichi a seguire quello delle tecnologie televisive – a tutt’oggi sono ancora pochi i canali trasmessi in HD, così come il numero lettori Blue-Ray presenti nelle case degli italiani – i produttori di TV, dopo aver inondato il mercato con televisori LCD/Plasma, stanno gradualmente convergendo verso la tecnologia basata sulla retroilluminazione LED – che permette la realizzazione di schermi sempre più sottili e ecologici.

Se il passaggio alla High Definition non è stato un motivo sufficiente per cambiare il vecchio catodico e passare alla nuova tecnologia, lo saràl’aggiunta – promessa – di una dimensione? Chissà, intanto noi ne parliamo.

Ze Zerd Dimenscion!

Diciamocelo, la terza dimensione nel cinema non è certo un’invenzione recente, datata 1922, la prima proiezione “stereoscopica” – con tanto di occhialini – non riscosse molto successo, come del resto i seguenti esperimenti come “Il Mostro della Laguna Nera” del ‘54 o “Lo Squalo III” del ‘84.

Tutte produzioni che tentarono di far “sfondare” la terza dimensione, che comunque non riuscì mai a prendere piede, vuoi per la non spettacolare resa dei colori, vuoi per l’effetto fastidioso che le immagini potevano generare negli spettatori, il 3D è rimasta fino a poco tempo fa una tecnologia legata a visioni “una tantum” soprattutto impiegata in parchi divertimento e musei.

Solo recentemente, grazie alla diffusione – in Italia e nel mondo – di un numero considerevole di sale dotate di proiettori 3D, il mercato dei film in tre dimensioni si è aperto, consentendo ad Avatar – film-portabandiera di questa tecnologia, fortemente voluta da Cameron peraltro – di vincere il premio Oscar per gli effetti speciali, oltre ad ottenere varie altre nomination.

Sfruttando il grande successo ottenuto dal film di Cameron, i produttori di apparecchi televisivi devono aver pensato che questo sarebbe stato il momento propizio per somministrare al mercato i propri televisori dotati di tecnologia 3D.

Prima di parlare di qualità delle televisioni 3D e di valutare l’opportunità di spendere cifre a 3 zeri – precedute da un 2 o un 3 – per portarsene a casa un esemplare, è opportuno capire come funziona la tecnologia del cinema in tre dimensioni.

Quando la telecamera vede doppio

Per dare l’illusione di vedere oggetti in tre dimensioni bisogna capire come i nostri occhi – o meglio, il nostro cervello – percepisce la profondità del mondo che ci circonda.

Se – come una telecamera – guardiamo oggetti posti a media distanza con un solo occhio, difficilmente riusciremo a distinguere a quanto distano da noi, non riusciamo a percepire la profondità e ci serviamo della prospettiva per orientarci – questo trucco è lo stesso che usano gli artisti da oltre 6 secoli per rendere la profondità all’interno dei loro quadri.

Aprendo l’occhio chiuso riusciamo ad aggiungere un’ulteriore dimensione alla nostra visione e possiamo dire con certezza quali oggetti sono più vicini e quali più lontani. Questo è possibile grazie alla visione stereoscopica di entrambi gli occhi che “riprendono” la stessa scena da punti leggermente differenti – approssimativamente ad una distanza di 6cm l’uno dall’altro – e la spediscono al nostro cervello, che ha il compito di “processare” tali immagini in un’unica visione tridimensionale.

Bello no? Capito questo meraviglioso meccanismo oculo-celebrale, ai vari Samsung e Sony non resta che copiare quanto già fatto da madre natura ed il gioco è fatto, semplice no?

NI!

Se sulla carta sembra un processo semplice e lineare, nella realtà riprendere e riprodurre scene in tre dimensioni non è semplicissimo ed il gap di quasi 100 anni dall’invenzione di questa tecnologia alla sua – timida – diffusione odierna ne è la prova.

Pur riprendendo le scene tramite telecamere poste a distanza simile a quella dei nostri occhi, si pongono una serie di problemi sia nella regolazione di queste telecamere – il nostro sguardo è poche volte parallelo, ma al contrario converge verso il punto che vogliamo mettere a fuoco –, sia nella riproduzione del registrato, che deve essere diversa per i due occhi – mentre lo schermo, del cinema o della televisione, è uno.

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