Nell’episodio precedente:
Il 3D si prepara a sbarcare nei nostri salotti e per prepararci a questa "rivoluzione", quale cosa migliore di leggersi un bell'articolo su come funziona e cosa propone il mercato della terza dimensione?!
A me gl’occhi!
Riprendendo il discorso da dove l’avevamo lasciato nell’articolo precedente, e sorvolando sui problemi di registrazione – che riguardano principalmente registi e produttori –, focalizziamoci sulla visione, abbiamo detto: l’occhio destro deve vedere le immagini registrate per esso, così come il sinistro, e guai ad invertirne l’ordine, salvo ritrovarsi con una disgustante sensazione di nausea.
Il metodo più usato – e più economico – fin’ora per ottenere tale “indirizzamento selettivo” verso i due occhi è stato l’uso di lenti colorate – chi non ha mai indossato gli occhialini blu-rossi cartonati alzi la mano – che di contro ha una bassa definizione delle immagini ed una resa del colore tutt’altro che naturale.
Per fortuna già agli inizi degli anni ‘40 si pensò ad utilizzare delle lenti polarizzate per selezionare le immagini per ciascun occhio in funzione della diversa polarizzazione delle luce delle immagini proiettate. In questo modo si ottiene l’indirizzamento selettivo che permette la stereoscopia ed una buona resa di colori e definizione dell’immagine. Il problema è che per sfruttare la polarizzazione della luce è necessario dotarsi di proiettore, schermo – silv er screen – e occhiali appositamente studiati, che fanno lievitare – e di molto –il prezzo dell’apparecchiatura.
In alternativa a questa tecnologia passiva, e nata cronologicamente prima, esistono gli shutter glasses – occhiali otturatori –, questo tipo di occhiali rimane costantemente sincronizzato con il proiettore/televisore, che a sua volta riproduce alla velocità di 120 frame al secondo un immagine per occhio – che si traduce in un frame-rate di 60 fps per occhio senza sfarfallio.
Il compito degli occhiali è quello di chiudere alternativamente – per un millesimo di secondo – la lente sinistra e quella destra, in sincrono con le immagini riprodotte. In pratica, mentre sullo schermo vengono visualizzati, ad intervalli microscopici, due film diversi – per angolazione, ovviamente – nel nostro cervello viene assemblato un unico flusso di immagini tridimensionali.
Di schermi, videogiochi e mondiali di calcio
Oltre al funzionamento,i due metodi – passivo dei filtri ed attivo dell’otturatore – hanno anche costi differenti, caratterizzati soprattutto dalle tecnologie su cui si basano: l’uso di lenti polarizzate permette di risparmiare molto sul costo degli occhiali, spostando al contrario tutto il costo sui televisori che devono essere dotati di particolari schermi riflettenti, molto costosi.
Dall’altra parte gli shutter glasses – realizzati con tecnologia LCD – sono più onerosi delle loro controparti polarizzate, perché equipaggiati con sistema di otturazione veloce – alimentato a batteria – e sincronizzati tramite impulsi– infrarossi, radio, segnali di fumo, ecc. – con lo schermo del televisore, che tuttavia non richiede particolari esigenze, fatta eccezione per la frequenza di riproduzione – quei 120FPS citati prima.
Al momento la tecnologia preferita, sulla quale stanno convergendo i principali produttori del settore,è quella attiva, e sul mercato sono già acquistabili televisori da 2000-3000€ Full-HD, capaci di riprodurre contenuti tridimensionali, ed eccoci arrivati al tasto dolente: i contenuti.
Se i televisori HD si trascinano tutt’oggi l’annoso problema della cattiva resa delle trasmissioni registrate nel classico formato PAL/NTSC – quello della TV analogica, per intenderci – anche i TV 3D risentono di questo problema. Tuttavia propongono di aggiungere via software – e con risultati alterni – la terza dimensione alle normali trasmissioni, cosa che potrebbe favorire molto l’acquisto di questi apparecchi – chi non vede l’ora di vedere il Presidente uscire dalla propria televisione?!
Avatar, oltre ad aver agito da apripista per il cinema stereoscopico, sembra costituire un’ottima testa di ponte verso l’home video in 3D. Grazie alla grande capienza assicurata dal Blue-Ray – ricordo che per la tecnologia ad otturatore devono essere riprodotti due film alternati –, il film di Cameron promette di portate le meraviglie tridimensionali di Pandora nei salotti dei fortunati possessori degli schermi in questione.
Sul lato dei palinsesti televisivi, che hanno il compito di trasmettere, oltre ai film, eventi live in tre dimensioni, c’è un certo fermento per i Mondiali di Calcio 2010 che – secondo gli analisti – porteranno nuovi acquirenti ad emittenti e costruttori.
Infine – ultimi ma non meno importanti – ci sono i videogiochi, altro contenuto da non sottovalutare per invogliare all’acquisto i parsimoniosi utenti, qui è Sony a farla da padrone con la sua PlayStation 3, che promette di riprodurre i contenuti 3D tramite due semplici aggiornamenti software online.
Insomma i tempi sembrano proprio maturi, ma dovremmo aspettare ancora un po’ per affermare che il 2010 sarà l’anno del 3D. Intanto è notizia di oggi il lancio sul mercato da parte di Toshiba di un televisore 21’’ che permette di vedere contenuti tridimensionali senza l’uso degli storici occhialini, perché basato su una nuova tecnologia multi-parallasse, il contro? Un ristrettissimo angolo di visione di appena 15°.
Vedere i protagonisti dei nostri film preferiti uscire dallo schermo e recitare nel salotto di casa non sembra più una meta lontana, a quando il primo film olografico?!