Un FPS singolare.
Singularity
2010, un satellite spia americano viene abbattuto da una strana emissione di energia proveniente dall’isola di Katorga-12, isolotto sperduto nella Russia orientale. Per investigare sugli inspiegabili valori energetici dell’area vengono inviati dagli Stati Uniti due soldati Black-ops: Devlin e Renko– il protagonista della gioco.
L’arrivo sull’isola è uno dei più bruschi, l’elicottero sul quale il protagonista sta viaggiando viene colpito da una seconda emissione e precipita sull’isola. Solo e sperduto si addentra in quello che, a poco a poco, si scopre essere un insediamento scientifico per l’estrazione di un elemento: l’E99.
Renko – e noi con lui – viene a conoscenza della scoperta fatta dagli scienziati russi a metà degli anni ‘50: col ritrovamento dell’E99 i russi trovarono un elemento ancora più potente– e distruttivo – di uranio e plutonio. Presente solo sull’isola di Katorga-12 ed estratto in grandi quantità, l’E99 sarebbe stata l’arma segreta della Russia per vincere la guerra fredda, ottenendo un energia pulita ed illimitata.
La ricerca sul nuovo elemento permise agli scienziati di ottenere marchingegni portentosi in grado di far lievitare oggetti ed armi sofisticate alimentate dal prezioso materiale, finché nel 1955 accadde un catastrofico incidente che distrusse buona parte dell’isola e sei suoi abitanti: il governo russo insabbiò la cosa e Katorga-12 sparì dalla storia e dalle carte geografiche.
Renko ha appena il tempo di scoprire queste verità sull’isola, quando inspiegabilmente viene risucchiato in una bolla temporale che lo porta nello stesso luogo ma nell’anno 1955, il momento in cui accadde l’incidente. Ritrovatosi in un edificio in fiamme il malcapitato protagonista cerca un via di fuga, ed eroicamente salva da morte certa uno dei ricercatori della struttura prima di ritornare al presente.
Ritornando al presente Renko scopre che la Storia a cui era abituato è cambiata irrimediabilmente: lo scienziato che aveva salvato – Demichev– scalò la gerarchia politica fino a subentrare a Stalin, imponendo una dittatura militare ancora più violenta. Katorga-12 è ora popolata da deformi creature mangia-uomini (risultato delle esposizioni alle radiazioni dell’E99). Catturato dallo stesso Demichev per eliminarlo, il protagonista viene salvato dalla bella Kathryn, membro del MIR-12, fronte di resistenza alla dittatura di Demichev.
Grazie a Kathryn, Renko viene a conoscenza di un dispositivo straordinario inventato da Barisov, uno dei ricercatori dell’isola: il TMD o Time Manipulation Device. Un dispositivo – come dice la sigla stessa – che tramite l’E99 riesce a invertire, bloccare o far scorrere più velocemente il tempo di persone ed oggetti venute a contatto con l’E99.
Grazie a questo dispositivo Renko ha la possibilità di esplorare l’isola, cercando di ripristinare il corso temporale che tutti conosciamo.
Il momento e la singolarità
Quella che avete letto sopra è la non-troppo-riassunta trama dei primi 100 minuti di gioco in cui facciamo la conoscenza di personaggi, tecnologie ed obiettivi del gioco, ma com’è il gioco?
Quelli di Raven Software ce l’hanno messa tutta per creare un videogioco dal solido background che accalappi il giocatore e da un certo punto di vista ci sono riusciti: la trama è interessante e si fa “vivere” con disinvoltura, le meccaniche di gioco – ormai collaudate – vengono coadiuvate dalla presenza di un nuovo dispositivo – il già citato TMD – che allarga l’orizzonte delle strategie impiegabili in battaglia. Inoltre la possibilità di migliorare le statistiche del personaggio, la personalizzazione delle armi e l’acquisizione di nuovi “potenziamenti” del TMD aumentano ulteriormente il grado coinvolgimento del titolo.
I lati negativi? Due parole: Già Visto.
Eh si, se da una parte trama, meccaniche e ambientazione sono degne di un titolo di prim’ordine, quel che manca a Singularity per essere un grande gioco è l’originalità: più di una volta capita di vivere situazioni già viste in altri videogiochi, primo tra tutti Bioshock, con richiami ad altri grandi FPS come Fallout ma anche Half-Life.
Direte: “eh, grazie al cavolo, sono i pietre miliari del videogioco, ci credo che ci assomigliano”, avete ragione, ma mi è capitato così tante volte di associare quella particolare situazione di Singularity alla medesima incontrata in un altro titolo, che mi è sembrata lampante la citazione – per non dire scopiazzatura.
Tirando le somme Singularity rimane un videogioco più che onesto, regalando – si fa per dire – un buon numero di ore di gioco mai troppo ripetitivo o noioso. Buon’idea d’introdurre un dispositivo che permette all’utente di manipolare il tempo, anche se forse si poteva osare un po’ di più.