«Porgi l’altra guancia», così diceva Gesù.
Sicuramente perdonare è un nobile gesto che ti aprirà la porta dei cieli ma attenzione che può aprirti anche le tasche del portafoglio.
Ne sa qualcosa Giuseppe, protagonista della sentenza 25560 della Corte di Cassazione.
Era il 1994 quando la moglie Antonella, una signora di Lecce, l’aveva abbandonato per fuggire con un palestrato ventenne.
La passione era durata sei mesi, poi era finito tutto, Giuseppe la perdonò e i due coniugi tornarono insieme, ma il loro rapporto era entrato ormai in crisi. Tant’è che nel 2000 decisero di divorziare.
A quel punto, Antonella aveva chiesto a Giuseppe un totale di 420 euro di alimenti mensili (200 per sé e 220 per la loro figlia) ma Giuseppe si rifiuta di pagare il sostentamento all’ex, visto che attribuiva la colpa di quel divorzio alla “scappatella” di Antonella.
La vicenda si è trascinata fino a qualche giorno fa, quando la Cassazione ha replicato a Giuseppe che non gli restava che pagare, visto «che c’era stato il tentativo di riconciliazione che escluderebbe l’efficacia esclusiva dell’infedeltà» nella rottura del matrimonio.
Il fatto è che «nonostante l’esperienza extraconiugale vissuta dalla moglie, aveva mandato avanti il matrimonio per altri sei anni».
La sentenza definitiva della Corte di Cassazione, ha dato quindi ragione alla donna poiché “c’era stato il tentativo di riconciliazione che escluderebbe l’efficacia esclusiva dell’infedeltà”, vale a dire che se Giuseppe ha perdonato e vissuto altri 6 anni con la moglie, è inutile ripescare storie vecchie per trarne vantaggio. Altrimenti, che senso avrebbe il perdono?
Quindi, anche se non è molto divino, forse vale la pena pensarci bene prima di perdonare!