Dylan Dog Dylan Dog è andato in pensione. Il famoso detective del mistero infatti dopo anni di attività si è trasferito da Londra a** New Orleans**. Qui, dopo aver ricoperto alcuni incarichi “speciali”, si occupa, con l’aiuto del suo assistente Marcus, oramai solamente di mogli e mariti infedeli.
Il mondo del paranormale sembra ormai solo un ricordo del passato ma quando la giovane Elizabeth contatta Dylan per aiutarla a scoprire il responsabile del brutale omicidio di suo padre per il nostro Detective è ora di tornare in azione.
Benvenuti a New Orleans, tra zombi, vampiri e licantropi.
New Orleans d’altronde pullula (letteralmente) di non morti, tra zombi, licantropi e vampiri. Con tanto di mercatini dell’usato per poter sostituire parti del corpo umano e discoteche di proprietà dei succhia-sangue.
Senza dimenticare i licantropi, il cui odio per i vampiri non si è mai del tutto spento. Tocca ad un sorvegliante mantenere lo status quo, evitare conflitti tra le diverse fazioni e proteggere i non morti. Ruolo ricoperto in passato dallo stesso Dylan.
Ma ora un antico manufatto rischia di mettere in pericolo questa delicato equilibrio e di annientare uan volta per tutte l’intera umanità. Riuscirà Dylan Dog a sventare la nuova minaccia?
Dal fumetto al cinema.
Dylan Dog si sa nasce nel 1986 dalla penna dalle scrittore italiano Tiziano Sclavi e ancora oggi imperversa con successo nelle edicole sotto forma di albo a fumetti. Sul grande schermo invece lo stesso fino ad oggi non aveva fatta alcuna comparsa.
I 2 personaggi, quello dello scarta stampata e quello del cinema, inevitabilmente sono destinati a coincidere anche se non in tutto per tutto. Uguale l’abbigliamento (rigorosamente camicia rossa , giacca nera e jeans), uguale l’imprecazione (“Giuda Ballerino”). Stessa abilità nello suonare il clarinetto e nel guidare un malconcio maggiolone (qui nero invece che bianco). Omaggi verbali infine allo stesso Sclavi.
Notevoli però anche le differenze, in primo luogo l’assenza di Groucho e dell’ispettore Bloch. L’ambientazione si sposta da Londra a New Orleans e mostra in un primo momento un Dylan Dog in pensione, trasandato, quasi in sovrappeso.
Dylan Dog in versione stelle e strisce.
Dylan Dog tuttavia viene presentato successivamente quasi come un supereroe, pronto a riempire di piombo chiunque ostacoli la sua strada. Una scelta che forse viene incontro al pubblico più giovane ma che tradisce la filosofia e lo stile seguito nell’albo a fumetti. Salvo che per l’elemento ironico, presente nelle pellicola grazie all’assistente Marcus (così come avviene sulla carta stampata grazie a Groucho).
Lo stesso Brandon Routh di Superman Returns che interpreta in questa pellicola Dylan Dog rende poi poco e male il personaggio, lontanissimo da quel Rupert Everett che avevo ispirato lo stesso Tiziano Sclavi.
Tanto da porre in molti spettatori il dubbio di assistere più ad una trasposizione cinematografia dei fumetti Marvel e DC piuttosto che a quella di un fumetto tipicamente europeo.