Sucker Punch
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Sucker Punch

La piccola Baby Doll

Baby Doll(Emily Browning)ha 20 anni, la madre, morta in misteriose circostanze, lascia l’intera eredità alle due figlie, suscitando l’ira del patrigno.

Ubriaco e in cerca di vendetta, una sera l’orco si dirige verso le piccole, cercando di abusare della povera Baby Doll che si difende come può, scacciandolo dalla propria camera.

Il bruto ripiega sulla sorella minore, che si divincola e scappa nello sgabuzzino. Sentendone le urla, Baby esce dalla propria camera, afferra la pistola del patrigno e gli intima di lasciar stare sua sorella. Nella foga del momento, spara inavvertitamente un colpo che, di rimbalzo, colpisce la sorella, uccidendola.

Sfruttando la situazione a suo favore e con lo scopo d’insabbiare tutta la vicenda, il patrigno porta Baby Doll al Lennox House, un ospedale psichiatrico dove, corrompendo il direttore del reparto femminile – tale Blue Jones – , assicura alla piccola un biglietto di sola andata per il paradiso dei folli: una lobotomia, che la trasformerà in un vegetale per il resto della vita.

Il sogno nel sogno

Quello riportato sopra è l’incipit – a mio avviso un po’ frettoloso – della storia raccontata da Zack Snyder, che per la  prima volta porta sul grande schermo una storia propria– dopo le eccellenti trasposizioni di 300 e Watchman.

Il resto della vicenda verrà narrato come un racconto onirico, parallelo alla realtà, che Baby Doll vive all’interno del manicomio, nei 5 giorni prima del proprio intervento di lobotomia.

In questa sotto-realtà ogni personaggio della vita reale è trasposto nel micro-mondo costituito da un bordello d’alto bordo in cui le ragazze ricoverate sono le prostitute/ballerine, la direttrice dell’istituto la Maîtresse e Blue il direttore e proprietario.

In questa realtà “alternativa” Baby Doll è un’orfana portata alla casa chiusa da un prete – il patrigno – perché un facoltoso cliente – il giocatore, che rappresenta il lobotomista dell’ospedale – possa prenderne la verginità, facendo guadagnare a Blue un mare di quattrini.

Baby Doll fa così la conoscenza delle altre ragazze, nonché compagne di viaggio: Amber, Rocket, Blondie e Sweet Pea.

Quando la Maîtresse chiede a Baby Doll di ballare per la prima volta, sentendo la musica fluire attraverso di essa, si scatena un’incredibile reazione dentro di lei, che la porta all’interno di un “sogno nel sogno” in cui un uomo anziano – the Wiseman – la guida, fornendole le armi – katana e pistola – che le permetteranno di sconfiggere i propri demoni.

Da questo punto in poi il quintetto di ragazze, grazie all’irresistibile danza di Baby,cercherà di scappare dalle grinfie di Blue, entrando anch’esse nel “sogno nel sogno” di Baby dove, dotate di armamenti illimitati, lotteranno contro orde di pre-nazisti meccanizzati, orchi, draghi, samurai giganti e robot per raggiungere l’obiettivo dato di volta in volta dal Wiseman.

Girl Power

Dopo la prova “men only” di 300, Snyder ribalta completamente gli equilibri, confezionando un’avventura “girls only”, in cui le giovani ragazze del manicomio/bordello dovranno farsi valere per raggiungere l’agognata libertà a suon si sensualità e pallottole.

Largo quindi a tonnellate di piombo – che però non farà scorrere nemmeno una goccia di sangue – in un misto tra il videogioco ed il manga in cui tutto è lecito, da sorvolare con un B-25 un castello assediato da orchi a devastare con armi automatiche le trincee della prima guerra mondiale.

La commistione tra reale, immaginifico ed immaginario è palpabile, così come la scelta di un’azione più “femminile” che preferisce veder uscire vapore dalle ferite dei cattivoni che “tanto sono già morti”. Insomma, una versione forse un po’ troppo censurata per il tenore della storia, ma che, proprio per questo, saràaccessibile anche ad un pubblico più giovane.

Ottime le ambientazioni, in particolar modo quelle del sogno nel sogno dove – inception docet – le leggi della fisica sembrano piegarsi al volere delle damigelle armate.

Di prim’ordine ed azzeccatissimo anche il reparto musicale, con pezzi eterogenei e sempre pronti a dare manforte alle immagini sullo schermo – per l’occasione la Browning canta una cover di Sweet Dream.

Ciliegina sulla torta: le frasi epiche del Wiseman, una su tutte:

"Non firmate mai a parole un assegno che non potete coprire col culo!"

BLAM!