Dramma al Giro d'Italia, muore il ciclista belga Wouter Weylandt.
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Dramma al Giro d'Italia, muore il ciclista belga Wouter Weylandt.

Dramma e dolore alla novantaquattresima edizione del Giro D’Italia. Siamo alla terza tappa del Giro, da Reggio Emilio a Rapallo, mancano 25 km all’arrivo. Tutto sembra andare per il meglio quando nell’ultimo tratto della discesa del Passo del Bocco il ciclista belga Wouter Weylandt, appena ventiseienne, cade malamente, andando a sbattere la testa contro un muretto a fianco della strada.

Il corridore rimane steso sull’asfalto, privo di sensi. I soccorsi sono immediati quanto inutili. I medici capiscono subito che la situazione è disperata ma cercano in tutti i modi di riportare in vita Wouter Weylandt . L’elicottero nel frattempo cerca invano di atterrare. Per 40 lunghissimi minuti proseguono i tentativi di rianimazione ma ormai per il ciclista belga del Team Leopard non c’è più nulla da fare.

Weylandt lascia una moglie, in dolce attesa. Il ciclista non avrebbe dovuto nemmeno partecipare alla competizione, bensì allenarsi per il Tour. Caso vuole che il corridore sia stato invece chiamato per sostituire il velocista Daniele Bennati, bloccato all’ultimo da un infortunio. Gli ultimi 2 successi lo scorso anno, al Giro d’Italia (casualmente di nuovo alla terza tappa del giro) e al Circuit Franco-Belge (alla quarta tappa).

Le dinamiche dello schianto passeranno ora al vaglio della magistratura ma probabilmente il corridore è arrivato  ”lungo” su una curva situata proprio verso la fine della discesa, poco prima del borgo di Mezzanego. Il ciclista ha frenato ma ha sbandato e ha toccato l’asfalto col pedale sinistro. A seguire il violento urto con il muretto.

Il giro è sotto shock, distrutto da questa incredibile ed inaspettata tragedia. Tutti i corridori sono stati lasciati liberi di interpretare secondo coscienza l’odierna quarta tappa del Giro d’Italia.

Weylandt non è la prima vittima del Giro, bensì la quarta. Il primo a morire sulla strada fu Orfeo Ponsin nel 1952. Poi toccò allo spagnolo Juan Manuel Santisteban, nel 1976. Infine fu Emilio Ravasio nel 1986 a restare coinvolto in una caduta. Il ciclista riusci a concludere la tappa, ma in albergo cadde in coma e morì dopo 2 settimane.