E’ stata una carneficina: man mano che passano le ore emerge la gravità del duplice attacco scatenato ieri al cuore della Norvegia e di cui ancora non è chiara la matrice.
Il bilancio dei morti sale a 91 vittime. Gran parte nell’isola di Utoya dove si stava svolgendo il meeting dei giovani laburisti (tra i 13 e i 15 anni), 7 invece le vittime dell’autobomba nell’area di governo ad Oslo.
Non è stata chiarita ancora la matrice dell’attentato ma la prima ipotesi, quella di un attentato di terroristi islamici, sembra ormai essere stata definitivamente scartata per via del profilo del presunto attentatore arrestato. Secondo i media locali, il sospettato è un norvegese biondo, con gli occhi azzurri e molto alto che si chiama Anders Behring Breivik e ha 32 anni. La polizia non ha confermato le generalità tuttavia ha fatto sapere che l’uomo aveva opinioni ostili all’Islam descrivendolo come «un fondamentalista cristiano».
L’uomo si è avvicinato vestito da poliziotto al meeting ad Utoya dicendo, secondo vari media norvegesi, che era stato inviato come rinforzo dopo quello che era accaduto ad Oslo; ed invece poco dopo ha cominciato a sparare all’impazzata. I giovani hanno cercato di fuggire tra i boschi e alcuni si sono buttati anche in acqua nel tentativo di salvarsi.
Se questa ipotesi venisse confermata siamo di fronte all’ennesimo attentato fomentato da estremismi religiosi.
Sulla sua pagina Twitter, lo scorso 17 luglio, Breivik ha postato una citazione del filosofo inglese, John Stuart Mill: “Una persona con un credo ha altrettanta forza di 100.000 persone che non hanno interessi”. Se i sospetti della polizia verranno confermati, il “credo” di Breivik ha lasciato dietro di sè, per ora, 91 corpi senza vita.
La Norvegia si sveglia oggi ferita più che nella pelle nell’animo. Il Paese pacifico per eccellenza, in cui i poliziotti girano disarmati, che rispetta la natura, che non fa affari con i dittatori . Un Paese che si è sempre rifiutato di entrare nell’Unione Europea, sempre dichiaratosi neutrale durante le guerre e che sulle tombe dei suoi morti scrive solo “Grazie di tutto”.
Un Paese che ha sempre accolto gli stranieri e che ha sempre creduto, e speriamo continuerà a credere, nell’importanza della tolleranza e dell’integrazione.
Quello che fa ancor più rabbrividire è proprio questo, che in questo caso l’odio non è contro un’altra religione ma contro chi crede in un mondo di tolleranza ed integrazione fra esse.