Chissà se le proteste anti-SOPA/PIPA di ieri hanno influenzato la decisione odierna.
Il comitato politico dietro la promozione delle osteggiate leggi anti-pirateria sembra aver fatto un brusco dietro-front.
Probabilmente l’aver avuto dalla parte della protesta i più grandi nomi del web e perfino la Casa Bianca ha fatto capire ai politi – notoriamente duri di comprendonio – che col Web non si scherza e che il popolo di Internet è viglile e attento.
Intanto – beffa delle beffe – alcune indagini sui promotori delle leggi hanno rivelato che perfino i loro siti violano le attuali leggi del copyright, presentando immagini pubblicate senza il consegno dei rispettivi autori.
La storia è sempre la stessa: politici senza alcuna preparazione sull’argomento vogliono scrivere una nuova pagina del copyright (magari con l’accurato supporto delle major), ma alla fine si scopre che perfino loro ne ignorano gli attuali dettami cardine, figuriamoci riuscire a modificarli in meglio.
Ad ogni modo il potere politico è dettato, oltre che dagli agganci alle lobby – in questo caso quella degli editori/produttori – dal consenso popolare. Questa volta, malgrado fosse presente il primo, è mancato il secondo, che al contrario ha fatto sentire un forte ed unito urlo di protesta.
Altresì è già accaduto che l’indifferenza degli elettori lasci campo libero a queste proposte e ne sono un esempio l’HADOPI francese o il nostrano decreto Urbani.
Come già detto la riforma del copyright ha un assoluto bisogno di modernizzazione, è un argomento spinoso e per questo necessita dell’apporto di tecnici di settore che hanno le conoscenze e l’intelligenza per poter affrontare una sfida così complessa.
E i politici? Ben vengano col ruolo di mediatori, ma per favore, non lasciate ai dilettanti il compito dei professionisti.