Chronicle
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Chronicle

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E in mezzo? In mezzo c’è di tutto dall’innovativo Kick-ass, all’epica di 300 fino al grottesco The Spirit, e la lista potrebbe andare avanti all’infinito.

Tutti film tratti da fumetti. Allora viene da chiedersi: ma autori e sceneggiatori non hanno più idee originali? La risposta è NI.

Si, perchè le idee ci sarebbero e No, perché le case cinematografiche, apparentemente più brave a fare i conti della serva che a produrre film, preferiscono buttarsi a pesce sull’ennesimo sequel/prequel/reboot/reset/restart supereroistico, piuttosto che tentare qualcosa di nuovo.

E allora, quando là dove le grosse produzioni non arrivano, giungono gli indipendenti (o quasi) che, come jazzisti consumati, sanno tirare fuori note impensabili da strumenti logori e consunti.

Uno di questi indipendenti è Josh Trank, 28 anni, budget di “appena” 15 milioni di dollari e tanta voglia di raccontare una storia.

Con Chronicle il registra prendere 3 adolescenti qualsiasi, gli mette una telecamera alle costole e li dota di un potere sconosciuto e portentoso, lasciando che la fiamma arrivi alla polveriera e raccontandoci una storia di superpoteri, miseri e miseria. Ma andiamo con ordine.

(Una) Cronaca

Andrew, Matt e Steve sono tre ragazzi, tre adolescenti come tanti, con le loro paure, sogni ed aspirazioni. Tre ragazzi molto diversi, ma uniti da un destino comune. Una sera, ad un rave party, i tre si ritrovano per caso a filmare uno strano ritrovamento, in una grotta sotterranea, che d’improvviso emette una luce fortissima e li fa svenire sul posto. Rinvenuti e ritornati alle loro vite di sempre, si accorgono di aver sviluppato il potere della telecinesi. All’inizio possono muovere o tirare piccoli oggetti – con annesso fiotto di sangue dal naso, come si addice ad ogni vero telecineta – ma con la pratica costante, imparano a spostare pesi enormi – auto – e perfino a volare.

Tutto bene quel che finisce bene? Nient’affatto.

Se Matt e Steve vedono l’acquisizione dei loro poteri come uno spassoso passatempo, il taciturno e disadattato Andrew – la madre in fin di vita e seviziato dal padre alcoolizzato – pensa sempre più convintamente che i propri poteri siano una benedizione che lo hanno reso un “superuomo” (o meglio super-predatore), dandogli il diritto di sistemare i torti subiti da parte di familiari, teppisti e compagni di scuola. Una personale discesa nelle viscere del proprio animo, alimentata dall’odio degli altri e per gli altri.

La vera nascita di un super-eroe

Se hollywood ci ha abituato all’epicità delle “origini” dei supereroi da copertina, con Chronicle vi sembrerà di guardare un filmato di YouTube.

Girando la pellicola come un “found footage” – di cui Cloverfield e Paranormal Activity sono due esempi  recenti – Trank segue le vicende dei tre protagonisti, usufruendo di tutti i dispositivi digitali che li circondano: telecamere, circuiti chiusi e perfino tablet e telefonini. Il tutto montato senza soluzione di continuità e sfruttando addirittura i poteri dei ragazzi per permettersi qualche inquadratura particolarmente ardita.

Ed è - forse - proprio grazie a questo che la storia raccontata in Chronicle appassiona ancor più di quelle pluri-blasonate: i tre protagonisti sbagliano, si trattano male, si offendono e, una volta che le cose si sono messe male, non salvano tutto all’ultimo minuto, ma se le danno di santa ragione, mandando tutto alla malora, proprio come accadrebbe a normali teenager, solo con l’aggiunta di spaventosi poteri telecinetici.

Insomma un film forse un po’ amaro ma godibile, con molti spunti interessanti, ma non esente da imperfezioni, che pesano un po’ sul dinamismo del montato. Ad ogni modo un “bravo” a Trank per il lavoro svolto – sviluppato a braccetto con Max Landis, figlio d’arte del ben più noto sceneggiatore John Landis – e per aver confezionato uno delle pellicole a tema super-eroistico  più “realistico” ed apprezzato dal sottoscritto.