Spagna e Italia hanno vinto, non solo calcisticamente parlando, ma anche e soprattutto da un punto di vista economico. Nella tarda serata di ieri Monti e il premier spagnolo Mariano Rajoy mettono il veto su tutti i punti in discussione, soprattutto Tobin Tax e piano crescita da 120 miliardi, per costringere la Merkel a cedere sul cosiddetto meccanismo anti-spread. La forzatura ha pagato, alla fine la Merkel ha ceduto.
Ecci i punti principali che forse salveranno l’eurozona.
MECCANISMO ANTI SPREAD. Monti voleva un intervento dei fondi salva-Stati Efsf e Esm che comprassero i titoli di debito dei Paesi virtuosi ma bersagliati dei mercati, che hanno fato le riforme ma non vedono scendere lo spread. Cioè l’Italia. C’è riuscito: l’Efsf ora e l’Esm quando ci sarà potranno comprare titoli sia sul mercato che direttamente alle aste.
RICAPITALIZZAZIONE DIRETTA DELLE BANCHE. Passa la linea spagnola, perorata a suo tempo anche da Nicolas Sarkozy: i fondi Efsf e Esm potranno dare soldi direttamente agli istituti di credito, senza passare per la mediazione degli Stati.
PRIORITA’ DI RIMBORSO. Dettaglio tecnico ma cruciale: finora l’Esm, il nascente meccanismo di stabilità, era un creditore senior. Cioè lo Stato o la banca doveva rimborsare prima i prestiti dell’Esm poi, se riusciva, gli altri creditori. La conseguenza era che l’intervento dell’Esm avrebbe fatto schizzare il costo del debito escluso dalla corsia privilegiata. Con l’accordo di ieri, l’Esm perde lo status di creditore privilegiato, rendendo più facili le operazioni.
PIANO CRESCITA. L’Italia e la Spagna tolgono il veto, non avevano obiezioni di merito ma era tattica da negoziato. Partirà così il piano da 120 miliardi di euro, gran parte dal bilancio europeo , ricapitalizzazione della Banca europea degli investimenti e project bond per finanziare le infrastrutture. Hollande ci teneva molto, non ha effetti immediati e forse è meno di quel che serviva, ma è un segnale del rinnovato impegno per la crescita dell’Europa.
TOBIN TAX. A questo punto si dovrebbe procedere con il metodo della cooperazione rafforzata: basta che nove stati su 27 siano d’accordo per iniziare ad adottarla. L’imposta sulle transazioni finanziarie (escluse quelle fatte dalle famiglie) potrebbe portare nel bilancio della Commissione fino a 57 miliardi all’anno, rafforzando economicamente l’Unione e scoraggiando al contempo le operazioni più speculative.