Roma, lacrimogeni sulla testa degli studenti. Provengono dalla strada?
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Roma, lacrimogeni sulla testa degli studenti. Provengono dalla strada?

Lanciati dalla strada, non di certo dalle finestre. E’ questa l’indicazione che proviene dalla perizia del reparto scientifico dei carabinieri sui lacrimogeni lanciati contro gli studenti a Roma. Ma andiamo per ordine.

Era il 14 novembre e a Roma così come in altre città europee erano scesi in piazza cittadini, studenti e sindacati per protestare contro le misure di austerità. Una giornata di sciopero generale che in molti luoghi, come nella città eterna, era degenerata anche in cariche e scontri con le forze dell’ordine.

A distanza di poche ore da quegli eventi un video ottenuto in esclusiva da Repubblica.it  faceva scalpore in rete, mostrando una serie di lacrimogeni lanciati, all’apparenza, dalle finestre e dal tetto del Ministero della Difesa contro un corteo degli studenti che si trovava a passare proprio sotto il palazzo, in via Arenula.

Il video, presto confermato da altri fotogrammi, si  andava ad aggiungere alle critiche e polemiche scatenate dalla violenza degli sconti di Roma, rivolte tanto (e sopratutto) alle forze dell’ordine come ai manifestanti. Lo stesso Ministro della Giustizia, Paola Severino, disponeva un’indagine interna  per chiarire cosa era realmente accaduto.

Oggi a far luce sull’episodio interviene il reparto scientifico dei carabinieri. Secondo la perizia, i lacrimogeni che si vedono nel video sarebbero in realtà uno solo, partito dalle forze dell’ordine appostate in Piazza Garibaldi e non dall’interno del ministero. Il colpo sarebbe poi rimbalzato sulla facciata del dicastero della Giustizia, spaccandosi in tre pezzi.

La ricostruzione, se coincide con la testimonianza di molti impiegati del Ministero di non aver visto nessuno sporgersi dalle finestre, lascia ancora molti dubbi. Come spiegare ad esempio  un quarto lacrimogeno provenire da una finestra poco lontana quella in cui si sarebbe il frantumato in tre parti l’unico lacrimogeno? Sull’episodio continua comunque a indagare la procura di Roma.