Skyfall
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Skyfall

Caduta e resurrezione.

Abbandonando la consueta enfasi per macchine che si transformano in sottomarini e i raggi laser della morte, il nuovo Bond-movie si concentra sull’essenza dei rapporti umani, quello tra M – interpretata dall’ottima Judi Dench – e James Bond.

In questa la 23° pellicola incontriamo un Bond invecchiato e malconcio. Anni d’inseguimenti e peripezie hanno minato nel corpo e nella mente il freddo agente segreto che, in ultimo, viene abbattuto da fuoco amico. Ad ordinare l’esecuzione M, il capo dell’MI6 a servizio di sua maestà.

Tradito, 007 decide di ritirasi a miglior vita, sfruttando la sua presunta morte e covando risentimento nei confronti di M, colei che ha preferito mettere a repentaglio la vita di Bond piuttosto che perdere importanti dati di intelligence.

Silva, un ex-agente segreto, ha puntato il proprio mirino sull’MI6 e su M, con l’unico scopo di screditare l’operato dell’organizzazione e smembrarlo dall’interno. Per Bond non ci sarà il tempo per godersi il proprio pensionamento anticipato: sarà l’amore per la patria e per il proprio capo (madre putativa) M a riportarlo in servizio, con licenza d’uccidere.

Skyfall

Personalmente non mi sono mai reputato un fan di 007, ma devo ammettere che questo “Skyfall” è riuscito a grattare la fin troppo abusata scorza dell’agente segreto sicuro e infallibile, tirandone fuori la parte più vulnerabile e rancorosa, creando una sinergia tra Bond-Craig e M-Dench che trascende il semplice rapporto madre-figlio, ma che affonda le proprie radici nel commilitonismo ed in un convinto, seppur cieco, senso del dovere.

Javier Bardem da corpo ad uno dei Bond-villain più schizzati di sempre, perfetto incontro tra il Jocker di Ledger ed un’altra nemesi bondiana d’eccellenza, Goldfinger. Ambiguo e sibillino, costringerà Bond ad un “ritorno alle origini” per affrontare lo spionaggio moderno, reso più impercettibile e subdolo da computer, hacker e virus informatici.

Skyfall non sarà certo la miglior pellicola dell’agente a servizio di sua maestà, ma rappresenta il “reboot” di cui la serie aveva un assoluto bisogno.

Menzione d’onore per i coinvolgenti quanto immancabili titoli di testa che si avvalgono della suggestiva (ed omonima) colonna sonora cantata da Adele.