Berlusconi si ricandida. Niente primarie per il Pdl, Alfano obbedisce. Alle prossime elezioni ci sarà ancora Silvio, lo stesso che tredici mesi fà molti italiani volevano cacciare da Palazzo Chigi, lo stesso che veniva considerato come uno dei responsabili del disastro del paese.
Sarà Berlusconi contro Bersani (media anni 68,5), alla faccia del nuovo che avanza, l’ennesima dimostrazione (casomai ce ne fosse ancora bisogno) che per i politici, abituati alla comoda poltrona, le parole come rinnovamento e futuro sono buone solo per chiacchiere da bar (non pagato).
La ricandidatura di Berlusconi ha comunque un effetto immediato sul governo Monti che ora senza l’appoggio del Pdl rischia di non avere più una maggioranza. Il centrodestra non ha votato la fiducia al decreto sviluppo e a quello sui costi della politica e in futuro si limiterà all’astensione. Non dovrebbe essere a rischio invece la legge di stabilità.
Certo che per Monti si prospettano mesi turbolenti, dove sarà assai arduo portare a termine nuove “riforme”. Qualche mese ancora comunque per l’oligarchia finanziaria rappresentata da Monti per distruggere quello che rimane del ceto medio italiano e l’italico sistema del welfare.
La ricandidatura di Berlusconi significa addio alla nuova legge elettorale, la stessa che doveva permettere agli italiani di decidere chi mandare in Parlamento. Tutte balle.
L’annuncio arriva quando il governo ha presentato il suo decreto sul taglio dei costi della politica e sull’incandidabilità dei condannati, lo stesso che a Roma come in tutta Italia lascerebbe molte sedie vuote senza bisogno dell’intervento di Beppe Grillo. Curiosa coincidenza ma c’è ancora qualcuno che crede alle promesse dei politici di tagliarsi lo stipendio o l’auto blu?
Infine la sfida tra Bersani e Berlusconi. Sono passati tredici mesi di lacrime e sangue (ma non equità) e siamo tornati al punto di partenza. Stesse facce, stessi nomi, tutto pronto per nuovi anni di Monti e di tasse.