Aaron Swartz. Una vita tra hacktivismo, etica e umanità.
thesave thesave

Aaron Swartz. Una vita tra hacktivismo, etica e umanità.

Enfant prodige

xlarge

Appena 26enne, Aaron Swartz ha all’attivo una collaborazione, iniziata all’età di 14 anni, nel RSS-DEV Working Group impegnata nella scrittura delle specifiche di quello che sarebbe diventato l’RSS che oggi tutti conosciamo.

Negli anni il genio dell’enfant prodige di Chicago si è manifestato in molti progetti concreti, collaborando in Python, nella definizione di Markdown e alla fondazione di Reddit. E’ l’aspirazione ad un web più giusto e, tramite esso, una società migliore, la bussola a guidarlo nelle proprie scelte di vita e lavoro. Wikimedia Foundation e Creative Commons sono alcune delle sue collaborazioni principali, ma l’attivismo di Swartz non si limita al teorico, tanto da portarlo, nel 2009, sotto la lente investigativa dell’FBI per la pubblicazione del 20% dei documenti del PACER, il database della corte federale degli Stati Uniti.

Il caso JSTOR

Luglio 2011, Swartz tramite un portatile opportunamente celato all’interno della rete dell’MIT, riesce a scaricare oltre 4 milioni - già, +4.000.000 - di pubblicazioni scientifiche presenti su JSTOR, una delle più grandi biblioteche digitali del mondo, accessibile dalle accademie ma chiusa al pubblico.

Colto sul fatto, Swartz dichiara l’intenzione di rilasciare il materiale sottratto sulle reti P2P e di renderlo di pubblico dominio. Rilasciato con una cauzione di 100.000$, il procedimento penale pendente sulla sua testa conta 35 anni di reclusione ed una multa di 1 milione di dollari.

Gennaio 2013, Brooklyn, Aaron Swartz viene trovato morto, “presunto suicidio”, diranno le autorità.

Non santo né peccatore. Un uomo.

AaronSwartz

I media saltano sulla notizie, danno le generalità dell’accaduto e puntano il dito verso MIT e JSTOR: “alla gogna le perfide istituzioni”.

E se invece fossimo noi ad avere qualche schizzo di sangue sulle mani? Magari difficili da notare e slavati dal flusso indistinto di impegni e cazzate di cui riempiamo – e ci riempono – le giornate, ma se una società può valutare seriamente una pena di 35 anni di reclusione per - traduco testualmente - “aver scaricato troppi articoli liberi (o gratuiti)”, forse qualche domanda sarebbe il caso di farcela.

Lo sgomento lascia il posto all’hacktivismo di Anonymous che hackera due siti dell’MIT pubblicando un requiem alla memoria ed all’esplosione di tweet con hashtag #pdftribute, sotto il quale gli accademici di mezzo mondo stanno divulgando pubblicamente i propri articoli.

Il suicidio non dovrebbe mai essere considerato una soluzione e Swartz aveva già esternato la propria depressione, fattore che probabilmente ha concorso al triste esito.

Non certo un santo e forse un po’ peccatore, la morte di Aaron Swartz lascia un vuoto in quel tessuto molle della tecnologia di cui alcune volte scordiamo l’esistenza. L’umanità.