Looper
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Looper

It’s all ‘bout closing ya loose loops

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Intorno al 2070 l’uomo inventa la macchina del tempo e subito viene bandita. Più di un secolo di film sul tema hanno fatto scuola: i viaggi nel tempo sono pericolosi e, oltre a correre il rischio di diventare i nonni di sé stessi [cit.], solitamente le catastrofiche conseguenze di eventuali squarci nel continuum spazio-tempo culminano con la fine dell’universo e di tutte le amenità ivi contenute. Meglio evitare.

Così, appena inventata, la macchina del tempo viene bandita e la malavita organizzata ne prende il controllo, utilizzandola per sbarazzarsi dei personaggi “scomodi”. Si perché, nel futuro di Looper, soltanto l’omicidio è un crimine peggiore di un salto temporale. Insomma, una capatina nel passato la si perdona, ma gli omicidi no-no-no.

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E come liberarsi dei personaggi scomodi in questo futuro di omicidi proibiti? Li mandiamo nel Pleistocene insieme ai Mammuth dell’Era Glaciale? No! Troppo semplice, meglio prendere il malcapitato e infilarlo nella macchina del tempo regolandola sul programma “delicati” con timer a -30 anni. Una volta nel passato, un sicario, un looper, si “prenderà cura” del soggetto, sbarazzandosi del corpo ed incassandone la taglia.

Ma il contratto di un looper è di mefistofelica entità e guadagni facili e vita dissoluta avranno un contraltare capitale: alla fine della propria carriera ogni looper avrà un’ultima vittima, che chiuderà il proprio ciclo – loop –: sé stessi, ma 30 anni più vecchi.

30 anni da leone e una fine col botto, un futuro che Joe – Joseph Gordon-Levitt – aveva accettato, ma qualcosa lo spingerà risparmiare il sé stesso del futuro – Bruce Willis. Da quel momento s’innescheranno una serie di avvenimenti che rimescoleranno passato e presente dei due Joe impegnati entrambi nel salvare il proprio futuro.

Grande Giove!

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Se quando avete letto che Gordon-Levitt e Willis impersoneranno lo stesso personaggio a 30 anni di distanza avete aggrottato un sopracciglio è normale, i due, parafrasando Johnny Stecchino, “nun se somigghiano pi gnente”. Per fortuna(?) i make-up artists della produzione hanno cambiato i connotati di Gordon-Levitt con strati di cerone, rossetto e silicone – perdonatemi la rima – fino a far diventare il volenteroso Gordon-Levitt una non-troppo-malriuscita versione giovane del roccioso Bruce.

Orpelli visivi a parte, Looper introduce una trama intrigante e, benché richiami alla mente i Terminator d’annata – e qui i riferimenti nella pellicola si sprecano – la suspense è palpabile in più di un’occasione.

Non preoccupatevi se vi troverete interdetti da qualche decina di contraddizioni logico-temporali e vi perderete qualche passaggio, la sostanza c’è tutta. Anche se non siamo davanti ad Incepiton – a cui Gordon-Levitt ha preso parte – Looper ha il raro pregio di portare un po’ di novità nei film sui viaggi nel tempo, toccando perfino alcuni interessanti temi etici come la predeterminazione ed il libero arbitrio, presentandoli allo spettatore sotto forma di un thriller intricato e dall’atmosfera da cardiopalma.

Tic. Tac.