Gangster Squad
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Gangster Squad

L’inferno nella città degli Angeli

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1949, Los Angeles. La città degli angeli, un inferno in terra. Prostituzione, droga e giochi d’azzardo corrodono il tessuto sociale del paese. L’ambiente perfetto per Mickey Cohen, un ex-pugile ebreo che, facendo le scarpe ai “mangia-spaghetti”, ha fatto di Los Angeles il proprio parco giochi, asservendo la città ai propri voleri con le briglie del sesso, dei soldi e della droga.

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Los Angeles, una città sporca, ma non ancora rassegnata. Non finché il sergente O’Mara avrà vita. Inflessibile, incorruttibile, violento, non perde occasione per colpire al fianco l’organizzazione di Cohen, attirando su di sé l’attenzione di Parker, il controverso capo della polizia della città che affida ad O’Mara la creazione di un gruppo di “intoccabili”, una “gangster squad” che, fuori dalla legge, distruggerà l’organizzazione di Cohen.

Dismesso il distintivo e caricata la fida sei colpi, O’Mara e i sui muoveranno una guerra segreta contro Cohen per la salvezza dell’anima della città degli Angeli.

Scazzottate e Tommy Gun

I raffronti tra “Gangster Squad” ed altri gangster-movie cult è inevitabile, uno su tutti il già citato “Gli Intoccabili”. Le due pellicole hanno tanto in comune, da un sanguinario, spietato ed inarrestabile boss della mala ad un poliziotto incorruttibile a capo di una squadra di “bastardi” dai compiti ed abilità eterogenee.

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Gangster Squad prende a piene mani dalla cinematografia di genere senza lasciare alcun punto scoperto. Ci sono l’alcool, il fumo, i gangster, i Tommy gun, lo slang anni ‘40 – “potresti risvegliarti un giorno dal lato sbagliato dell’erba” – e perfino gli ex-veterani che combattono il crimine organizzato.

Ruben Fleisher, già regista di “Zombieland”, non ha dimenticato alcun punto della succitata lista e, con un cast di tutto rispetto che si avvale di Sean Penn nel ruolo del sanguinario Mickey Cohen e di Josh Brolin in quello del inarrestabile O’Mara, riesce a confezionare un film dinamico, di carattere e coinvolgente, per altro basato su una storia vera.

Gli ingredienti giusti ci sono tutti e la “gangster squad” assemblata dal regista ha un’ottima sinergia. Se a questa si aggiungono l’azione – mafiosi armati di bombe a mano! –, l’umorismo e il thriller sapientemente bilanciati dal regista, si ottiene un film di sicuro intrattenimento. Purtroppo una caratterizzazione un po’ troppo bidimensionale dei personaggi (eccezion fatta per O’Mara e Cohen) e di un uso eccessivo dei cliché di genere faticano a sorprendere lo spettatore che, in ultimo, non riesce a provare un vero attaccamento per i protagonisti della pellicola.

Una buona prova per un “giovinotto” del mestiere che confeziona un film per tutta la famiglia – benché il tema faccia pensare altrimenti – ma che, al confronto coi mostri sacri del genere, “evapora” per mancanza di un vero carattere.