Anche i ricchi piangono. Non si tratta della celebre telenovela messicana trasmessa in Italia negli anni ‘80, ma della maxi multa inflitta a Dolce & Gabbana. I due stilisti italiani hanno perso il secondo round con il fisco, e sono stati condannati in appello a pagare una maxi multa da 343,4 milioni di euro più interessi. La Commissione tributaria di Milano ha confermato la sentenza di primo grado (datata novembre 2011) e ha respinto il ricorso presentato dai legali dei due stilisti.
Il contenzioso nasce nel marzo del 2004, quando Domenico Dolce e Stefano Gabbana costituiscono una società in Lussenburgo, la Dolce & Gabbana Luxemburg sarl, che a sua volta costituisce la società Gado sarl. Quest’ultima acquista dagli stessi stilisti, al prezzo di 360 milioni di euro, alcuni marchi e successivamente, con un contratto di licenza, concede a un’altra società (la Dolce & Gabbana srl) il diritto di sfruttamento dei marchi in esclusiva e dietro il pagamenti di royalties.
Queste operazioni insospettiscono l’Agenzia delle Entrate che nel 2007 si mette in moto. Nel 2010 i due stilisti sono accusati di aver messo in funzione una “cassaforte costituita ad hoc”, cioè la Gado sarl, per “attuare una pianificazione fiscale internazionale illecita finalizzata al risparmio d’imposta”.
Secondo l’Agenzia delle entrate il vero valore dell’operazione effettuata supera il miliardo di euro, cifra che poi è stata ridotta in primo grado a 730 milioni. Ora che in appello è arrivata la conferma della condanna in primo grado, ai due stilisti non rimane che sperare nell’ultimo grado di giudizio per non pagare la multa.
Se i Paperon De Paperoni del vecchio continente non se la passano bene, non va meglio per quelli d’oltreoceano. Mark Zuckerberg dovrà pagare al fisco americano 1,1 miliardi di dollari di tasse. La somma deriva dalla quotazione in borsa di Facebook che i giornali americani stimano in 13 miliardi di dollari, e tra questi sono compresi ben 2,3 miliardi di stock option.