Quante volte capita di avere a che fare con il tipico rompi…scatole? Dal collega invadente che ogni dì s’inventa una nuova scusa per farsi i cavolacci nostri, al capo bastardo che non vede l’ora di sfogare su di noi la sua rabbia repressa.
Intendiamoci, prima o poi capiterà a tutti di rompere le scatole a qualcun altro. Così come il vostro capo può piombarvi di punto in bianco per ricordarvi una scadenza imminente, così potreste fare voi col vostro collega che doveva preparare quel progetto per ieri ma che ha procrastinato per più di un mese. Prendendo queste situazioni cum grano salis e ricordandoci che abbiamo a che fare con altri esseri umani, proviamo ad identificare alcune delle principali categorie di seccatori ed i modi migliori per trattare con loro.
Il saltafila
Siamo italiani, primatisti mondiale del salto della fila. Scherzi – ma neanche troppo – a parte, è capitato a tutti di avere a che fare con un saltafila.
Prima di incornarlo à la Zidane, facciamo un respiro profondo. Le file, soprattutto se auto-organizzate, sono facili da confondere. C’è chi non si accorge che la fila inizia 10 persone più indietro, quelli che prendono il vostro posto per parlare con l’amico, etc.
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Non fatevi prendere dalla rabbia – farsi prendere dalla rabbia è l’ultima soluzione, primo perché non ne vale la pena, secondo perché complica solo le cose;
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Cercate alleati – parlate con chi è in fila dietro di voi e chiedetegli se ha notato il saltafila. Anche loro non vogliono farsi superare e se rispondono positivamente costituiranno un alleato prezioso: non siete i soli a cui la situazione da fastidio;
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Non aspettate troppo – se aspettate troppo perderete la vostra occasione. Il saltafila va avvisato appena possibile. Ricordatevi che, magari, può essersi inserito per errore o può averne diritto (ad esempio le casse per le donne incinte). Messe da parte illazioni e scongiuri, un “Scusi, ci chiedevamo” (non siete il solo) “se è in fila?”. In caso di risposta affermativa e se è il caso, mostrate gentilmente al saltatore il proprio posto.
Se la situazione è frutto di un errore o il saltafila è di quelli “buoni”, tutto si risolverà immediatamente. Ovviamente può capitarvi il saltafila “professionista” che, pur di mantenere la propria posizione, chiamerebbe pompieri, vigili ed esercito. Se pensate che ne valga la pena, provate a coinvolgere gli altri in fila per far valere le vostre ragioni o fate notare la cosa chi di dovere (guardie e/o autorità), in modo che risolvano loro la questione.
Lo sfaticato (disordinato)
Dio salvi gli sfaticati e chi ha a che fare con loro. Solitamente lo sfaticato, proprio perché tale, è pure disordinato, cosa che rende la coabitazione – più o meno stretta – tra il soggetto ed una persona “moderatamente” ordinata un inferno.
Anche in questo caso sfuriate di sorta non fanno altro che rendere la situazione più insopportabile, piuttosto:
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Non brontolate – lagnarsi e apostrofare l’altro con fantasiosi epiteti peggiorerà la situazione. Parlate del problema col diretto interessato, cercando un piano di comune accordo. Preparatevi a ripetere più volte la cosa: lo sfaticato tende a dimenticare.
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Stabilite “quanto” – parafrasando cicerone “de munditiae non disputandum est”. Come il gusto, anche la pulizia è un termine soggettivo sul quale bisogna raggiungere un accordo, così come l’ordine. La linea guida in questo caso è cercare un punto comune su entrambe le cose, personalmente consiglio di essere più intransigenti sul lato della pulizia che su quello dell’ordine.
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Identificate e distribuite – è dimostrato che identificare i singoli compiti da portare a termine diminuisce il carico cognitivo di chi deve affrontarli, predisponendolo meglio al lavoro. Stilate una lista di “cose da fare” ed assegnate i compiti da portare a termine ad ognuno in una lista condivisa. Esempio: sostituite “pulire la cucina” in “lavare il forno, pulire il pavimento, sgrassare i fornelli, etc.” e assegnate i compiti così suddivisi.
Anche in questo caso l’esperienza può variare in base alle persone che incontrate. Un consiglio generale è quello di scegliere bene le proprie battaglie: se non riuscite a raggiungere un accordo su tutto, battetevi soprattutto per le zone “comuni” che entrambi usate.
Il criticone
Così come le persone solari v’illuminano la giornata, esistono i criticoni che coi loro commenti negativi ve la oscurano. Il criticone non perde occasione per lamentarsi di qualcuno o qualcosa e cerca qualsiasi appiglio per litigare. Ma voi:
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Non siate precipitosi – se non conoscete bene la persona potreste averla incontrata in una giornata “no” o aver mal interpretato le sue parole. Imparate a non prendervela (in generale) e a capire se la critica è fondata o è semplicemente un commento acido.
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Chiedete in giro – gli appunti dei criticoni tendono ad essere rudi, scatenando il rifiuto, piuttosto che l’analisi, da parte del criticato. Una buona strategia è chiedere in giro. Se l’opinione di due o tre persone, possibilmente non relazionate tra loro, coincide con quella fattavi dal criticone, c’è una possibilità concreta che la critica sia costruttiva.
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Chiedete “Perchè?” – perché? è una delle migliori domande per chiarire le questioni. Ricevuta una critica, non fermatevi alla superficie e chiedetene il perché. Se la risposta che riceverete si potrà ricondurre a un “perché si fa così” o “perché lo dico io”, fate spallucce e andate avanti. Se al contrario sono i fatti a supportare tale critica (“perché l’ho provato”, “perché mi è successo”) ascoltate attentamente, potreste imparare qualcosa di nuovo.
Continua con la seconda parte della “Guida intergalattica ai rompiscatole”