New York ha cambiato tutto
[
Nel primo film](/2010/05/04/iron-man-2.html) l’abbiamo visto nascere e amato per la sua sagacia, glassata dalle rockeggianti note di AC/DC e Black Sabbath. Nel secondo ci ha intrattenuto, con una punta di malcelata superbia. Poi New York e gli Avengers.
Nella pellicola che chiude la (prima?) trilogia del nostro Uomo di Latta preferito, ritroviamo l’imperscrutabile Tony Stark afflitto da qualche disturbo post-traumatico – tanto che il solo nome della Grande Mela basta per scombussolargli il sistema nervoso. Alieni, divinità norrene e bombe atomiche hanno scosso l’animo del playboy miliardario. Gli manca il sonno, si stacca dalla realtà e vive nell’ossessione per la propria armatura, trovando modi via via più invasivi per averla sempre con sé. La sempreverde Pepper Popps s’inRazza e, ciò non bastasse, fanno capolino Extremis e il Mandarino. Una bella gatta da pelare.
Mark 12 … ehm
Favreau passa il testimone a Shane Black (Arma Letale, Last Action Hero) che, dal canto suo, mette tanta carne sul fuoco di questo Iron Man 3. C’è il tipico dilemma dell’eroe mascherato “chi sono io, chi è Iron Man?”, la sopraccitata crisi post-traumatica, c’è il Mandarino, nemesi storica dell’Iron Man fumettistico, c’è Extremis, serie tra le più apprezzate con protagonista l’Uomo di Latta e ci sono perfino il presidente degli Stati Uniti, Iron Patriot (alias War Machine) e un sidekick di 10 anni. nuff?
L’armatura di Iron Man sta a Tony Stark come Stark sta a Downey Jr. L’attore indossa il ruolo come un guanto e porta sulle sue spalle il peso del sovradosato copione. Bellissima come sempre, l’elegante Paltrow/Pepper Potts (sapete quanto Stan Lee ami allitterare i nomi) si scrolla di dosso il ruolo della donzella in difficoltà e interpreta un’intraprendente Potsy che non ci pensa due volte a menar le mani.
Prove attoriali a parte, il film intrattiene, ma – anzi MA – manca di sinergia. Considerati a sé stanti, il Mandarino ed Extremis avrebbero potuto essere due ottimi Iron Man 3 e Iron Man 4. Inversi, la loro mescita ha prodotto meno della somma delle parti. Il tempo dedicato ad approfondire il rapporto tra Tony e le proprie nemesi è molto limitato, ulteriormente eroso dalla presenza di tante altre “distrazioni” quali sidekick da introdurre e presidenti da salvare.
Per capirci, la pellicola è godevolissma e fa meglio di quanto visto in Iron Man 2, ma al contempo è ad anni luce dal glorioso capostipite, così come dal citato The Avengers. Finalmente la serie Iron Man capitalizza il proprio fattore umano. Le indistruttibili armature di Tony Stark diventano – letteralmente – gusci vuoti da smembrare ed utilizzare a seconda dell’occasione, armi usa-e-getta che acquistano valore – bellico e non – solamente quando utilizzate dai protagonisti.
Salutiamo Iron Man con un “ciao” perché, lo sappiamo,
Tony Stark tornerà.