Ascesa e caduta di Flappy Bird, l'app che ha stregato mezzo mondo
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Ascesa e caduta di Flappy Bird, l'app che ha stregato mezzo mondo

Alcune volte i miracoli accadono, basta che non diventino una maledizione.

Flappy Bird

Flappy-Bird

Nel maggio 2013 uno sconosciuto sviluppatore vietnamita, Dong Nguyen, rilascia un gioco per iOS e Android chiamato Flappy Bird.

L’app ha come protagonista un uccellino che ad ogni “tap” dell’utente sullo schermo sbatte le alucce. Scopo del gioco è riuscire a far raggiungere la fine del livello a suddetto uccellino evitando che questo venga a contatto con le tubature (prese pari pari dal quelle di Super Mario) o il suolo, pena il game over. Niente di nuovo, considerando i tanti altri titoli (Tiny Wings, per dirne uno) che mettono la vita di piccoli pennuti nelle pacioccose mani degli utenti. Ciò che però faceva risaltare (in negativo?) Flappy Bird sulla massa di titoli simili era la difficoltà. Superare anche solo i primi ostacoli è un impresa che richiede un livello di precisione mostruoso oltre ad una pazienza e tenacia smisurate, sopratutto se comparate al risultato (è pur sempre un “giochino” per cellulare).

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Insomma, gli ingredienti c’erano tutti per relegare Flappy Bird nel regno delle app dimenticate, ma inspiegabilmente ad inizio 2014 (fine gennaio) qualcosa si smuove, il passaparola incalza ed i download dell’applicazioni schizzano alle stelle. C’è qualcosa nella meccanica del gioco che invoglia gli utenti a scaricare e giocare l’applicazione. In appena 2 settimane il conto dei download (sommando AppStore e Google Play) arriva a 50 milioni di copie, assicurando allo sconosciuto programmatore vietnamita un’entrata stimata giornaliera di 50.000$ al giorno. Mica male per un gioco che fa leva sul masochismo degli utenti.

Non ne posso più

Il lettore dei paragrafi precedenti potrebbe pensare che il titoletto sopra sia la frase tipica di qualsiasi utente normodotato che ha giocato a Flappy Bird per più di 60 secondi. Invece no, la frase fa parte del messaggio rilasciato l’8 febbraio da Nguyen in persona tramite il proprio account twitter in cui afferma:

I am sorry ‘Flappy Bird' users, 22 hours from now, I will take ‘Flappy Bird' down. I cannot take this anymore. (Trad. "Mi dispiace utenti di 'Flappy Bird', a 22 ore da ora rimuoverò 'Flappy Bird' (dagli Store, ndt). Non ne posso più di tutto ciò.

Un messaggio disperato che ha fatto seguire alle parole i fatti, dato che effettivamente a 22 ore dalla pubblicazione l’applicazione è scomparsa dagli store ufficiali.

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Una volta diradata la polvere che ha seguito la bomba mediatica sganciata dal programmatore, sul web si sono avvicendate le ipotesi più strane sul perché dell’auto-censura di Nguyen. C’è chi pensa ad un’astutissima mossa di marketing. Chi alle pressioni legali di Nintendo (ricordate la storia dei tubi di Super Mario?). E chi si chiede se effettivamente al povero nerd vietnamita non si siano fuse le valvole (o i circuiti che dir si vogliano) per la pressione del gestire da solo un’applicazione divenuta così famosa (e allora perché non venderla al miglior offerente?).

Il mistero rimane, soprattutto considerando il successivo tweet di Nguyen che giustificava la propria azione dicendo di averlo fatto perché gli utenti “stavano sovra-utilizzando” il proprio gioco e che ora “odia la propria creazione il cui successo gli sta rovinando la vita”. E mentre blog di settore e utenti rimangono perplessi dalla mossa del programmatore dall’umore tanto precario quanto l’equilibrio del proprio pennuto digitale, gli store vengono invasi da decine di cloni che sperano di colmare il vuoto lasciato dal ritiro del titolo.

Che Nguyen sia l’effettivo esempio del termine “rovinato dal successo”?