Qualche mese fa si parlava dell’emorragia di utenti di Facebook tra le nuove generazioni in favore di servizi più “gggiovani” come Twitter e WhatsApp. Notizia di ieri, Facebook ha aperto i cordoni del proprio capiente borsello e con un’offerta da 16 miliardi di dollari ha comprato WhatsApp.
Mica cotiche.
Dog eat Dog
La rete non perdona e quello che ieri era il re dell’interweb oggi sente la minaccia di nuovi concorrenti che riescono a rubargli fette sostanziose del proprio parco clienti. Tanto per citare un esempio, il social network di Google (Google+, c’è nessuno?), servizio lanciato in pompa magna come alternativa a Facebook, a 3 anni dal lancio ancora langue in serie B.
A sua volta, al secondo lustro d’età, Facebook passa da inseguito a inseguitore, cercando di tenere il passo con le nuove proposte che minacciano il proprio primato nel mercato mobile sociale. Abbiamo parlato del recente Paper, ma ancor più succulenta è la notizia di ieri: the Big F compra WhatsApp per 16 miliardi di dollari (più un opzione su altri 3 per le employee stock options). Avete letto bene, SEDICI MI-LI-AR-DI DI DOLLARI. Tipo un miliardi di dollari in meno del budget annuale della NASA o l’equivalente di sedici miliardi di puzzacertole.
“Se non puoi batterli, mangiateli”, deve aver scritto Sun Tzu in una nota a margine dell’Arte della Guerra. Con l’acquisto di WhatsApp, Facebook si porta a casa una bestiaccia da 450 milioni di utenti mensili (Facebook ne ha poco più del doppio) che ogni giorno si scambiano un oceano di messaggi istantanei – mica come quei vecchietti che usano ancora gli SMS come Giulio Cesare.
Con l’acquisizione di WhatsApp, Facebook acquisisce i contatti personali – numero di cellulare in primis – dei succitati 450 milioni di utenti che, se già non lo erano, diventano volenti o nolenti utenti del Social Network. In più nel piatto ricco dell’acquisizione c’è la miglior applicazione sul mercato (sui mercati, se vogliamo) per l’instant messaging su piattaforma mobile. A conti fatti quei 16 miliardi sembrano ben spesi. In una sola mossa Facebook si è tolto una grossa spina nel fianco, acquisendo peraltro il primato in un settore a lui notoriamente precluso.
La speranza – sicuramente per Facebook, probabilmente anche per gli aficionados di WhatsApp – è che Zuckerberg impari dagli errori di altri pachidermi cannibali del settore (e.g., eBay e Microsoft con Skype) e metta a frutto l’esperienza dell’azienda acquisita per mantenere alto il livello del prodotto ed evitare di stravolgerne la natura.