Secondo capitolo della serie del Cap. Dopo l’onesto primo capitolo che ne ha raccontato le origini e quella bomba atomica che è stato The Avengers, Cap deve vedersela con una minaccia che arriva dall’interno.
Heil S.H.I.E.L.D.
Il film girato dai fratelli Russo, conosciuti dal sottoscritto soprattutto per The Community – che farà capolino grazie al cameo di uno dei protagonisti della serie –, ha tutti gli elementi di una pellicola fatta da fan – hard-core fan, direi – per i fan. Pur mantenendosi ben adesi al background cartaceo del Cap, i Russo hanno confezionato un blockbuster che non scontenterà i Marvel-fan e il pubblico occasionale.
Ma che succede in questo “The Winter Soldier”? Succede che il Cap è ormai parte integrante dello S.H.I.E.L.D. e in particolare a capo dello S.T.R.I.K.E, la squadra speciale di intervento di cui fa parte anche la letale et seducente Vedova Nera – quella bonazza della Scarlett, questa volta piastrata. Ben presto le cose si complicano, salta fuori un bell’intrigone politico-morale e ci va di mezzo pure quel gran tenebroso di Nick Fury. Ah, e non dimentichiamo, spunta fuori il Winter Soldier, villain di vecchia data e conoscenza cara a Cap.
A sinistra!
Oltre a consigliare il popolo americano sulle prossime elezioni, il Cap di The Winter Soldier – e Chris Evans con lui – riesce definitivamente a scrollarsi di dosso l’aria ingessata delle precedenti apparizioni. Ritroviamo un Rogers dal pugno facile, per lui pochi gli effetti speciali e molte le botte. Perché in questa pellicola è il kung-fu/karate/wrestling a dettare legge. Ma non temete, come in ogni Marvel che si rispetti ci sono badilate di corbellerie scientifiche di tutti i tipi e le dimensioni – gli helicarrier?
C’è da dire che, al contrario di The Avengers, The Winter Soldier prende una piega nettamente più seriosa. Poche – benché efficaci e mai gratuite – le battute che lasciano il posto a sotterfugi, assassinii e sangue. Perché anche i personaggi dei Marvel sanguinano, altro che gli artigli del Wolverine cinematografico che tagliano l’acciaio come il burro ma non spillano un’oncia di emoglobina.
Ottima la sinergia instaurata tra Evans e la Johansson – quest’ultima presente in più dei tre quarti della pellicola al fianco del Cap. Ben calibrati i personaggi di contorno (anche Falcon, contro ogni previsione), tirando in mezzo un pezzo da novanta come Robert Redford, attore di trentennale esperienza nell’interpretare pellicole di spie e spioni. Samuel L. Jackson sempre all’altezza col proprio Nick Fury che si accaparra un bel pezzo di pellicola per far vedere quando è fico e misterioso (mi raccomando, fate attenzione alle scene dove appare perché c’è da scovare una citazionciona da “ma vaaaaa” che lo riguarda).
Se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, il film potrebbe essere diviso in due atti. Il primo bello ritmato e farcito di azione, il secondo più discontinuo e altalenante, ma mica si può avere tutto.
Come di rito, non andate via dalla sala prima di aver visto la golosa mid-credits scene e la meno-golosa-ma-fa-parte-del-film end-credit scene.