Divergent
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Divergent

Girls Power! Dopo i vampiri di Bella e le frecce di Katniss, sta a Beatrice tenere banco. Saprà “divergere” dai consolidati canoni degli young-adult movies? (Risposta breve: no).

Divergent

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Futuro post-apocalittico. I sopravvissuti riescono a trovare una soluzione che assicuri un’esistenza pacifica. Ogni individuo viene accorpato ad una fazione diversa il cui unico scopo è sopperire ad un bisogno primario della società. Per l’adolescente protagonista è tempo di combattere il marcio che la circonda.

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Vi è venuto in mente Hunger Games? Anche a me. Ma invece che a Panem, siamo a Chicago e al posto dei Distretti, la popolazione è divisa in fazioni. Ogni fazione determina capacità e futuro dei propri membri. Peccato che il mondo monodimensionale della futura Chicago mal si adatti a Beatrice, la giovane protagonista. Grazie ad un test a base di droghe allucinogene e scandagli mentali, ogni sedicenne viene indirizzato verso la fazione a lui più vicina. Abneganti, Candidi, Eruditi, Intrepidi e Pacifici. Come da titolo, Beatrice è una “divergente”, nel senso che non converge verso uno specifico attributo ma possiede la carità degli Abneganti, l’intelligenza degli Eruditi e il coraggio degli Intrepidi. La ragazza sceglie di unirsi alla fazione degli Intrepidi, ma il fatto di essere una divergente continuerà a perseguitarla. La Nostra dovrà superare le estenuanti prove di iniziazione per essere accettata negli Intrepidi, pena l’esclusione da qualsiasi fazione e il diventare un paria della società – chiamati, con originalità, Esclusi. A guidarla ci penserà Quattro, l’istruttore bello e dannato che non mancherà di far breccia nel cuore della giovane protagonista.

Convergent

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Come detto sopra, il problema principale di Divergent è che sa di già visto e i richiami ad Hunger Games (e simili) si sprecano. Di buono c’è che storia a parte, la scelta di Beatrice per gli Intepidi da ampio spazio all’intrattenimento.

Le prove, il rapporto con gli altri “commilitoni” e gli ammiccamenti “famo-a-capisse” tra Beatrice e Quattro costituiscono buona parte della pellicola. Poi, arrivato di buon passo ai 2/3 del film, il regista ingrana la quinta ed in una quarantina di minuti inanella in rapida sequenza tutti gli avvenimenti più rilevanti per giungere al finale. Ottimo per l’azione, un po’ meno per gli spettatori che non hanno tempo per provare empatia per Beatrice, agganciati come sono a quella montagna russa di avvenimenti che è il finale di Divergent.

Buone le prove d’attore tra la promettente Shailene Woodley nel ruolo di Beatrice e del bellone Quattro/Theo James, un po’ meno la chimica tra i due sullo schermo – è pur sempre un film PG-13.

Arrivederci a Insurgent.