Transcendence
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Transcendence

Wally Pfister inaugura la propria carriera da registra con un classico del sci-fi: uomo versus macchina. Chi sarà al di là del bene e del male?

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Pescate una puntata a caso della serie classica di Star Trek. Una volta su cinque troverete il capitano Kirk a far a cazzotti (figurati) con un’intelligenza artificiale. E Star Trek è solo la punta dell’iceberg. Da quando l’uomo ha immaginato il computer, ci si è chiesti se fosse possibile creare un’intelligenza artificiale (forte) comparabile – se non superiore – a quella umana. Sarebbe da considerare anch’essa una forma di vita? Che diritti avrebbe? Ma soprattutto, quanto tempo ci metterà prima di scatenare l’apocalisse? (chi ha detto Skynet?)

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Variazione sul suddetto tema, Transcendence vede impegnato (uno stranamente al naturale) Johnny Depp nei panni del professor Will Carter, eminente futurologo nonché ricercatore di fama mondiale nel campo dell’intelligenza artificiale. Il Nostro profetizza l’avvento di intelligenze artificiali capaci di andare ben oltre i risibili limiti dei cervelli biologici umani. Peccato che una falange di luddisti decida di porre termine alle visionarie profezie di Will con un colpo a bruciapelo. Sortendo l’effetto opposto, l’imminente morte di Will accelera la sua profezia. Evelyn (Rebecca Hall), compagna di vita e nella ricerca di Will, collega l’amato ad una rete neurale che preservi la coscienza (lo spirito?) di Will. Ovviamente da lì a io-patrone-ti-monto il passo è breve. Giusto il tempo di fare un viaggetto nel deserto.

Welcome Mrs. Turing

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Meglio l’emotiva imperfezione umana o la fredda razionalità dei calcolatori? Il regista non da una risposta allo spettatore, lasciando che sia quest’ultimo a decidere chi sia il vero “villain”. Va detto che Pfister è conosciuto ai più – o ai meno – per la visionaria fotografia dietro a Inception e The Dark Knight di Nolan, qui nei panni del produttore. Che i cult di Nolan abbiano influenzato Transcendence è palese. Atmosfere da thriller dark e claustrofobiche si alternano a magnifici paesaggi sconfinati. Similmente, il rapporto tra Will e Evelyn (e tramite lei, lo spettatore) oscilla tra il meravigliato e il rabbrividito, soprattutto quando Pfister si concede un giretto per la uncanny valley.

Ai più Transcendence non è piaciuto (o non piacerà). Magari perché si aspettavano un film “à la” piuttosto che “con” Johnny Depp. Oppure a causa del ritmo spesso altalenante del montato che, anche nei momenti più concitati, risulta piuttosto lento. Non saprei. Quel che vi posso dire io è che al sottoscritto è piaciuto. Ok, ammetto una certa propensione personale per il tema, ma la pellicola di Pfister, al netto dei probabili errori di “gioventù” del registra, riesce nel difficile compito di instillare una sana curiosità nello spettatore. E lo sapete, un’idea, una volta che si è impossessata del cervello, è quasi impossibile sradicarla :)