Parma-Udinese non si gioca per mancanza soldi.
Gli scenari per la squadra giallo-blù sono due: il primo è quello del “fallimento pilotato”, modello Bari per intenderci, con questo procedimento il titolo sportivo verrebbe messo all’asta e la società acquirente pagherebbe i soli debiti sportivi, quelli con la Figc, il Parma manterebbe il titolo sportivo e potrebbe giocare in Serie B. Diversamente c’è lo spettro dei Dilettanti.
Ma facciamo un passo indietro. Erano gli anni 90 e una squadra di provincia lottava con le “Grandi del Calcio” e vinceva titoli Europei. Una di quelle belle storie di calcio che illudono che il pallone in fondo sia uno sport bello.
Poi arriva il crac Parmalat, i bond che lasciano i risparmiatori a bocca asciutta, lo spettro del fallimento. Ci pensa il commissario Bondi a traghettare la società che verrà comprata da Tommaso Ghirardi, un simpatico giovane imprenditore che vuole portare un nuovo modello di gestione di Calcio giovane e trasparente.
La bella storia di provincia sembra ripetersi, la gestione Ghirard i, Leonardi, Donadoni, Cassano riporta il Parma in Europa. Tutto bello, ma arriva il colpo di scena. L’Uefa non concede la licenza per giocare le coppe Europee per arretrati nei pagamenti Irpef. Un cavillo burocratico sembrerebbe. Invece è l’inizio di un incubo, stipendi non pagati, doppia vendita del club in neanche due mesi e lo spettro del fallimento ad un passo.
Ma possibile che nessuno se ne sia accorto?
Nell’arco di otto anni l’indebitamento lordo è aumentato di oltre il 1200%, passando da 16,1 milioni a 197,4 milioni. Più nel dettaglio nel bilancio 2006/07 erano iscritti 16,1 milioni di debiti, in quello 2007/08 38,1, nel 2008/09 si sale a 86,2 milioni, l’anno successivo a 109 milioni, nel bilancio 2010/11 siamo già a quota 110 milioni, nel bilancio 2011/12 a 136,5 milioni, e nelle ultime due stagioni si arriva fino ai 175,1 milioni del bilancio 2012/13 e ai 197,4 milioni dell’ultimo rendiconto.
Ma come hanno fatto a creare un buco del genere?
Semplice, i ducali sono nei guai principalmente perché hanno a bilancio 130 calciatori di proprietà (lo scorso anno ne aveva addirittura 230!), un numero incredibilmente elevato anche per uno dei top club europei. L’obiettivo della gestione Ghirardi-Leonardi era quello di trovare talenti, anche e soprattutto nelle categorie minori, per poi farne delle plusvalenze ma il “nuovo Messi” non è stato trovato e le casse sono state svuotate.
Ma dov’erano la Lega Calcio, o la Covisoc, quando il Parma si è iscritto al campionato? Dov’erano quelli che dovevano tenere conto delle relazioni dei revisori contabili sui bilanci del Parma Calcio? Perchè Taci ha tenuto la squadra solo per neanche due mesi e guarda un po’ proprio durante il calciomercato? Come è possibile che società con poche migliaia di capitale possano acquistare una squadra di Serie A?